domenica 19 aprile 2009

Cronache Marziane

Carissimi,

vi scrivo di nuovo dal mio studiolo in 105 St Mary's Rd.
Lo "Stop and Go" di cui ho parlato nello scorso post ha lasciato il segno, un duplice segno: tornare in Italia dopo due mesi e mezzo è stato disorientante, in particolar modo per i ritmi tutti milanesi nei quali sono ripiombato nel giro di poche ore. Ma anche ripartire non è stato semplice e la sensazione non così differente da quella provata non appena trasferitomi qui a metà gennaio: il corpo qui e la testa altrove.

Appena rimesso piede a Oxford ho partecipato a un convegno internazionale di tre giorni: è stata un'esperienza molto interessante, non (sol)tanto per i contanuti (non così vicini ai miei interessi), ma perché non avevo mai assistito a un evento di alto profilo come questo e con ospiti così prestigiosi. Eravamo un centinaio di persone, quasi tutte inglesi o americani, salvo pochi europei continentali: due svizzeri, un finlandese, un danese e io. Il convegno si è svolto in un tipico stile inglese, che non ha risparmiato la "pompa magna" dell'inaugurazione nei prestigiosi locali chiusi al pubblico della Bodleian Library (la Convocation House e la Divinity School, entrambe splendide), ma ha saputo offrire anche spazi e risorse moderni e confortevoli (siamo stati ospiti del St John's College, il più ricco di Oxford).

Due le cose più divertenti del convegno: i luminari che dopo pranzo si addormentano accasciati sulle sedie e talvolta accennano a russare mentre un giovane conferenziere tenta di strapparli - ahilui, con voce troppo melliflua per averla vinta - dalle braccia di Morfeo; e l'anglicissimo rito della reception: trattasi di un'ora - dalle 5.30 alle 6.30 - durante la quale, prima di cena, tutti i convenuti si ammassano in una sala dove vengono loro serviti senza requie bicchieri e bicchieri di scialbo ma pur sempre alcolico vino inglese. Tutto ciò a stomaco vuoto, con effetti immaginabili sul progressivo venir meno della capacità razionali e il contemporaneo aumento dei gradi decibel raggiunti dal vociare del consesso. Quando entriamo nella bella Hall del St John's per mettere qualcosa sotto i denti, metà dei convitati sono già partiti e l'altra metà ha a disposizione tutta la cena per ubriacarsi. Va notato, a onor del vero, che il vino a tavola non è incluso nel prezzo, e quindi di solito si beve con più moderazione e si recupera un po' di senno!

La reception è a ben vedere il motivo principale per cui studiosi da tutto il mondo si sono riuniti in convegno: il motivo è flirtare. Esattamente questo è ciò che avviene attorno a me durante questa interminabile ora, durante la quale io - outsider da tanti punti di vista (linguistico, scientifico, accademico) - osservo con attenzione ciò che mi accade attorno.

Tre i tipi principali di flirt: accademico, editoriale, personale.
Il flirt accademico è delicatissimo, ma va interpretato con la massima disinvoltura. Avviene di solito grazie all'intermediazione di un amico comune, o un protettore, che presenta il giovane studioso o il collega rimasto senza lavoro (o con scarse prospettive) al professorone di turno. Questi può essere interessato a farlo partecipare a un progetto, oppure può fornirgli contatti preziosi o semplicemente ammetterlo nel suo network. Tutto si svolge in modo molto liquido: la gente fa scivolare lo sguardo sui volti di tutti, alla caccia di chi possa intercedere in proprio favore. Talvolta, bisogna ammetterlo, il mediatore si presta all'opra non in modo del tutto disinteressato, ma spinto dal desiderio di flirtare con il giovane/bisognoso anche in un altro senso...!

Il flirt editoriale è più semplice: le receptions sono offerte da alcune case editrici (quella dell'università ospite e quella che pubblicherà gli Atti) e i direttori delle collane sono presenti per fare gli onori di casa. I partecipanti possono dare un'occhiata ai volumi esposti - per la vendita diretta -, possono ordinare volumi per il proprio dipartimento, e possono entrare in contatto con la Casa e magari parlare del proprio lavoro.

Il flirt personale si consuma nel più tradizionale dei modi. Capita spesso che qualcuno resti per una manciata di minuti da solo con il suo bicchiere in mano (o la sua tazza di tea durante le pause mattutine e pomeridiane): ecco che dopo qualche istante giunge il/la interessato/a. Per dover di cronaca, devo ammettere che non ho ricevuto attenzioni, ma meglio così perché il trend generale non rispecchiava i miei orientamenti...

Ora sono in partenza per Cambridge: rassetto un po' la casa e salto in auto.
Al mio ritorno, passerò qualche giorno con i miei a Londra e poi di nuovo qui per le ultime due settimane inglesi. Spero che riuscirò a godermele, a lavorare bene, a divertirmi, e a rallentare i ritmi, perché la pausa milanese è stata frenetica, i tre giorni di convegno intensi, ora corro a Cambridge, e...

Un abbraccio,
Gigi

5 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. No comment, i vostri convegni sono davvero inimmaginabili anche per me che credevo di far parte del mondo accademico. E' vero che una mia collega è stata accolta al suo primo convegno internazionale da un professore (in gergo panzone) americano con il titolo di "Conference Virgin", ma si vede che la Filosofia è una scienza molto più antica e quindi beneficia di millenni di evoluzione del pensiero.
    Solo una cosa forse c'è nel nostro mondo che pare mancare nel tuo: da noi si fa a gara a prendere d'assalto i banchi degli editori con l'obiettivo di farsi regalare (se non direttamente trafugare) i libri con la scusa della copia omaggio "per farlo adottare ai miei studenti" (come se i miei studenti milanesi fossero felici di adottare un testo inglese quando ne esistono in Italiano). Fra i giovani vince chi porta a casa più libri, fra i meno giovani chi ne fa portare a casa di più ai colleghi più giovani senza fare nemmeno la fatica di trasportarli.
    A questo punto se qualcuno non appartenente al mondo accademico, dopo aver letto il tuo posto ha letto anche il mio commento, credo che avremo guadagnato un supporter in più al nostro beneamato governo che vuole cancellare i parassiti accademici dalla faccia del pianeta.

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  3. Eheh, presso i nostri ambienti - cioè, quelli che hanno a che fare con le discipline umanistiche - girano talmente pochi soldi in accademia che gli editori, quando espongono i libri, si sentono più sicuri ad assoldare delle guardie armate per scongiurare "fugoni" di medievisti squattrinati in fuga con l'edizione critica della cronaca di qualche concilio...

    Comunque le tue note a margine sono degne di grande attenzione e completano il quadro, sempre sotto una luce inquietante! Forse è anche per questo che sto coltivando il sogno di mollare tutto e fare il malgaro...

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  4. Il malgaro?! Idea carina... capre o mucche?
    ;-)

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