domenica 10 maggio 2009

Sunday Videos - Last Track

Carissimi,

questa è stata la mia ultima domenica inglese.
L'ho passata in compagnia di due amici, compagni di corso della mia flatmate italiana: Matteo, milanese, giovane aspirante giornalista e amante della cultura araba, e anche lui in partenza per l'Italia; Rodrigo, vulcanico libero pensatore brasiliano, con alle spalle studi di economia, teologia e relazioni internazionali (e propositi per un dottorato in filosofia politica dell'Ottocento).

Con l'auto abbiamo raggiunto Dorchester on Thames, un villaggio a venti minuti da Oxford, scoperto due anni fa durante una delle mie scorribande automobilistiche per la campagna inglese. Qui abbiamo "avuto" il Sunday Roast in un pub fondato nel XV secolo, e abbiamo concluso il pranzo con la fumata di un magnifico sigaro cubano "Montecristo", procurato dal saggio Rodrigo.

Poi, dopo aver visitato l'abbazia normanna che sorge nel villaggio, abbiamo contribuito al suo mantenimento prendendo un cream tea con gli scones e custard cream: ogni sabato e ogni domenica, infatti, le signore del posto offrono un tea (dalle 15 alle 17) agli avventori, accompagnandolo con torte e biscotti fatti in casa, ad un prezzo ridicolo e in un piacevolissimo ambiente (noi siamo stati fuori, nel giardino).

Ripresa l'auto, abbiamo raggiunto un sito del National Trust, White Horse Hill. Zona di insediamenti sin dall'età del bronzo, l'area è caratteristica per le alture che si stagliano su un panorama piatto come un tavolo di biliardo. Sull'appendice di una collina, anticamente è stata realizzata la grande sagoma di un cavallo, asportando terra dalla superficie e colmando il solco con grossi sassi bianchi.

Tutta la giornata è stata condita da piacevolissime chiacchierate ad ampio raggio, come si ama fare tra emigrati di origini latine.

Tornato a casa, ho iniziato a fare i bagagli e a pensare a come affrontare il lungo viaggio, avvinto da una catena di pensieri e ricordi bellissimi di questo ricco soggiorno inglese.

I più recenti risalgono a ieri: i miei amici inglesi, Rory e Henry (Tristan è ancora in Italia), mi hanno invitato a fare punting: si tratta di navigare lungo i canali su una sorta di gondola, governata con un lungo palo che va fatto calare sott'acqua per darsi una spinta. Nonostante la mia scarsa attitudine con il mezzo acqueo - per tacere della bizzarria del naviglio - me la sono cavata egregiamente. Dopo mezz'ora di navigata, siamo approdati accanto a un prato e abbiamo preso una birra in un pub. Al nostro ritorno, ci siamo improvvisati in un BBQ e abbiamo concluso la serata guardando Poirot in inglese (lui parla con accento - se è possibile - ancora più ridicolo che nella versione italiana).

Oggi è domenica ed è da tanto che non posto video.
Ne metto uno solo, molto molto bello:
Joao Gilberto

sabato 2 maggio 2009

High Table

Questa la devo proprio raccontare.

Al ritorno da una magnifica e produttiva settimana a Cambridge e dopo tre giorni a Londra con i miei, mi sono risistemato nella mia casetta di Oxford, pronto per affrontare le utlime due settimane inglesi e con il forte proposito di godermele appieno.

Una prima occasione mi è stata offerta dall'invito del mio ospite accademico, Ghosh, a una formal dinner presso il suo college, il Trinity. Questo sorge nel pienissimo centro, a due passi dalla biblioteca Bodleiana dove, da qualche mese a questa parte, trascorro le mie pacifiche giornate di studio. L'invito, molto stringato, recitava: «At 7 sharp, Jacket and Tie».

Poco prima delle sette, nel bagno della Bodleian, faccio il nodo alla cravatta e mi avvio verso il College, lasciando tutte le mie cose sul tavolo; la biblioteca chiude alle 22 a Oxford (quelle dei College sono aperte 24 ore su 24, 7 giorni su 7...) e la cena è alle 7: Avrò tutto il tempo per ritirarle dopo - penso, mentre risalgo Broad Street.

Ghosh mi aspetta puntuale al cancello: oltre all'abito, indossa anche la toga di ordinanza. Con noi c'è un altro dottorando che studia qui a Oxford. Prima di salire nella bella hall, Ghosh ci porta nella Senior Room (un tempo il fumoir, mi spiega) per un bicchiere di sherry. Molto posh!

La hall è gremita di studenti che chiacchierano rumorosamente; in fondo, su una pedana alta una trentina di cenimetri, è l'high table, il tavolo nobile dei fellows e dei loro ospiti. A differenza degli studenti, tutti gli scholars attorno al tavolo stanno in piedi dietro la sedia, e così faccio anch'io. Dopo qualche minuto, sento un forte colpo (scoprirò poi, provocato da un martello di legno): tutti gli studenti si alzano e cala un silenzio irreale. Fa il suo ingresso The President.
Uno studente giovane gli si avvicina e recita una preghiera in latino.

Finalmente ci sediamo! Mi accorgo subito della cura con cui tutto è stato predisposto, a partire dalla mise en place: io siedo alla destra del mio ospite e alla sinistra della moglie spagnola di un docente; mi convinco, a fine serata, di essere di fianco a lei perché siamo gli unici di lingua romanza.

La cena prevede un antipasto, un piatto di pesce, uno di carne e un dessert. Il vino viene servito con sollecitudine dai camerieri. Nel frattempo gli studenti mangiano un piatto unico, molto inglese, e nel giro di mezz'ora hanno finito. La nostra cena è molto più sofisticata e dura un paio d'ore, che scorrono molto piacevoli. D'improvviso, un altro colpo di martello, questa volta sferrato dallo stesso President a tavola, ci impone di alzarci per la recita della preghiera conclusiva. Sono convinto che la cena sia finita e invece i convitati, mentre si sgranchiscono le gambe, camminano ordinatamente - e io con loro - attraverso il quad, il cortile principale, sino a raggiungere una stanza al pianterreno.

Questo nuovo ambiente è molto diverso dal precedente, più spoglio (nella hall eravamo circondati da dipinti secenteschi di regine inglesi e masters del College), e illuminato da candele. La tavola ci accoglie con diversi piatti di frutta e pasticcini. Quattro bottiglie (porto, madera, cognac, vino passito) vengono fatte passare da destra a sinistra dai convenuti, mentre i camerieri non sono più dei nostri. Qui vengo fatto sedere a sinistra del President, mentre alla sua destra l'altro dottorando (probabilmente perché di Oxford). Scopro che il President è l'ex ambasciatore britannico in Italia ed è di madre napoletana. Anche qui, nulla sembra lasciato al caso.

Quando lasciamo la stanza sono le 9.45 e io credo di essere ancora in tempo per recuperare libri e i quaderni in Bodleian. Invece, per mia sorpresa, la maratona continua, perché torniamo nel fumoir già esplorato con Ghosh ore prima. Qui si continua a chiacchierare e a mangiare qualche cioccolatino alla menta, ma soprattutto ad aggravare con preoccupante determinazione il già altissimo tasso alcolico, a botte di whisky e cognac!

Qui, con Ghosh e il collega oxoniense chiacchieriamo a lungo, facendo sia gossip accademico, sia conversazione sui nostri gusti musicali, sia confrontandoci su alcuni temi di attualità diversamente affrontati nei nostri Paesi (Ghosh è indiano, il collega è Sudafricano).

Quando esco dal Trinity, mi rendo conto che il mio soggiorno inglese non sarebbe stato completo senza un'esperienza fuori dal tempo e fuori dal comune come questa! Fortunatamente sono un buon bicchiere, altrimenti non so come avrei fatto ad affrontare la biciclettata dopo la lunga serata alcolica. Mi chiedo anche come possano i locali sopravvivere a tutto ciò, considerate la frequenza delle loro formal dinners, l'età non sempre verdissima, ma anche la qualità del loro lavoro la mattina seguente!

L'epilogo dell'avventura è felice, perché non solo sono arrivato a casa sano e salvo (e ho pure dovuto sforzarmi e continuare a parlare in inglese, perché Simona aveva un'opsite locale), ma il mattino dopo trovo tutte le mie cose sul tavolo, esattamente come le avevo lasciate.

Vi mando un abbraccio e a presto, prima del mio rientro.
Gigi