domenica 25 gennaio 2009

Sunday Videos #1

Carissimi,

in questi giorni di intensa attività neuronale, non solo mi sono venute grandi idee (...), ma soprattutto ho cercato di procurarmi occasioni di ristoro per la mia testa non avvezza a tali ritmi di lavoro!

Frutto del cocktail di grandi idee e ricerca di sollazzo è la decisione di inaugurare una rubrica settimanale dal titolo Sunday Videos. Scelta generosa, la mia, che comporterà - come potete ben immaginare - una faticossissima selezione del materiale durante tutta la settimana. Ma per voi questo e altro.

Al fine di farvi subito affezionare alla gaia ricorrenza, quest'oggi vi offro tre succulenti filmati.

Il primo è un capolavoro di di Gioele Dix, indicatomi in questi giorni da colui che per ora chiamerò L'uomo che abita in fondo all'orto.
Si tratta di un pezzo di bravura di una decina di minuti, nel quale Dix legge, interpreta e sublima il cartello quadrilingue affisso sui finestrini dei treni. Un pezzo davvero ben riuscito, nel quale Dix ricorda il Gassman lettore delle bollette della Sip.
Qui il link: http://it.youtube.com/watch?v=TJzVX3CZ2XI

Il secondo filmato riprende il mitico complesso dei King's Singers, intenti nel eseguire a cappella l'Ouverture del Barbiere di Siviglia. Tra eccezionali doti canore e humor a tratti irresistibile!
Qui il link: http://it.youtube.com/watch?v=Oio1G-7aopo

Terzo e ultimo filmato per gli amanti delle imprese più ardite: il sedicente mago del biliardo all'opera.
Qui il link: http://it.youtube.com/watch?v=3dLoKmabpwA

E con questo è tutto.
Buona domenica e a presto!
Gigi

venerdì 23 gennaio 2009

Glocalism

Mentre tutto il mondo guarda da qualche settimana con preoccupazione - o con disarmante rassegnazione - alle tormentate vicende della Striscia di Gaza, anche qui a Oxford studenti, studiosi, docenti e gente comune scendono in piazza per protestare.

Sabato scorso, 17 gennaio, circa mille persone si sono mobilitate per protestare contro il Governo Israeliano. La marcia è stata organizzata dal gruppo "Palestine Solidarity Campaign - Oxford" e ha preso le mosse da Broad St, su cui si affacciano alcuni tra i più prestigiosi Colleges e la Bodleian Library.

Il momento più intenso della giornata è stato raggiunto quando la parola è stata presa da Avi Shlaim, membro della British Academy e docente oxoniense di Relazioni Internazionali. L'accademico, che negli anni '60 ha prestato servizio militare nell'IDF (Israeli Defence Force), ha richiamato l'attenzione dei manifestanti circa "la massiccia campagna di disinformazione" che accompagna, a sua detta, la maggior parte delle rivendicazioni israeliane nei confronti dei Palestinesi.

A suo avviso, è falso che siano stati i Palestinesi a rompere il cessate-il-fuoco ed è invece evidente che Isreale mente quando afferma di intervenire militarmente solo in difesa della sicurezza dei propri cittadini. Ha infine pregato la folla di persistere nelle attività di protesta e sensibilizzazione.

E così è stato. Ieri, a partire da mezzogiorno, alcuni studenti di varia età hanno occupato il Clarendon Building, l'edificio della Bodleian Library che si affaccia su Broad St e che accoglie gli uffici amministrativi e l'admission office. Per tutta la giornata, sotto la vigile osservanza di numerosi Bobbies, i manifestanti hanno urlato i loro slogan "Stop the siege", "Free Palestine" e distribuito volantini.

Tra le loro richieste, lo stanziamento di 5 scholarhips da destinarsi a giovani di Gaza, perché possano compiere gli studi universitari a Oxford, e l'interruzione di una serie di conferenze presso il Balliol College, inaugurate in questi giorni da Shimon Peres.

Osservare qui le manifestazioni di protesta su un tema di rilevanza internazionale mi fa sentire da un lato un cittadino del mondo come tutti, dall'altro doppiamente straniero.

Comune è la volontà di chiarirsi le idee, di manifestare la propria opinione, di dare una voce.

Diversi sono lo stile e le opportunità: gli studenti di qui, quando chiedono il confronto con i propri docenti, si confrontano con alcune tra le più autorevoli voci del dibattito intellettuale contemporaneo.
E a questo si aggiunga anche il fatto che in Inghilterra - nonostante il vento, anzi la bufera, di recessione economica e i travagli politico-culturali - l'integrazione tra i diversi gruppi entici è fortemente radicata, tanto che si fa sul serio della differenza un valore.

Nei volantini, si chiedeva ai cittadini e studenti di partecipare attivamente alla protesta, quali che fossero le loro "races and religions". In Italia un appello del genere puzzerebbe probabilmente di un malcelato (e pericolossissimo) laicismo o di impacciato tentativo di "politically correct".

Qui invece è il dato di fatto di una convivenza feconda, cosa a Oxford ancor più evidente, se si considera che molti studiosi incardinati e la maggior parte degli studenti di dottorato non sono inglesi.

Una nota conclusiva, per dire che tutto il mondo è paese: domenica scorsa ho comprato il "The Sunday Times". Ho deciso, infatti, che la domenica leggerò un giornale locale, per non passare qui quattro mesi accompagnato soltanto dalle notizie di Repubblica.it!

Be', nelle 500 pagine del celebre quotidiano e dei suoi inserti, non una riga era dedicata alle manifestazioni in corso. Mille manifestanti sono poche persone, è vero. Ma Oxford è pur sempre Oxford, anche in Inghilterra! Ma si sa, la storia delle relazioni tra lo Stato britannico e i territori levantini è lunga e complessa...

Questa pagina di cronaca locale-globale mi ha offerto qualche spunto di riflessione: spero anche a voi.

A quanto pare, il folklore dovrà attendere...
Ma sto raccogliendo appunti (e già alcuni collaboratori si sono fatti avanti)!

A presto

sabato 17 gennaio 2009

Spleen sui Concilia di Wilkins

Tanto tuonò che piovve.
Dopo tanta attesa, eccomi di nuovo a Oxford.

Sono qui da soli due giorni, eppure avrei già molto da scrivere a proposito del mio rocambolesco arrivo in ritardo per il maltempo, dei primi contatti con i miei bizzarri coinquilini, dell'immancabile scontro linguistico, del rasserenante Welcome back, Sir dell'incaricata della Biblioteca al rinnovo dei permessi, della lieve febbre che mi rincorre da casa, e in generale del groviglio di pensieri e affetti che ancora gravita su Milano mentre mi muovo con una certa confidenza per le strade e i viottoli di Oxford.

Riporterò invece solo un fatto, che mi ha fatto pensare.

L'indomani del mio arrivo - come per sfogarmi - mi sono messo in pista già di prima mattina. Tornare nella Bodleian Library è stato nuovamente emozionante, nonostante vi abbia trascorso molte ore appena più di un anno fa.

La ricchezza del suo patrimonio librario e la bellezza degli edifici non può che lasciare mozzafiato. Così come incuriosiscono (e un po' inquitano) i volti degli studenti, ma soprattutto degli studiosi e dei docenti che hanno speso qui tanti anni di duro lavoro (ricordate quella frase sulle borse Einaudi circa i lettori-dormienti?).

Ma torniamo a noi. Oltre a studiare per la tesi e a seguire alcuni seminari settimanali, il mio soggiorno inglese mi permetterà di compiere un bel po' di ricerche documentarie che a Milano posso solo sognarmi: devo cercare un po' di titoli che mi sono già segnato nei mesi scorsi, alcuni che non ho trascritto e posso solo provare a ricordare, altri che troverò per caso, passeggiando con le mani in tasca lungo i corridoi delle varie sale.

Ecco, ieri ho dato il via alle mie prime ricerche. La memoria va sicura a ripescare autore e titolo: si tratta di un'opera in più volumi del 1737, i Concilia Magnae Britanniae etc. curati da David Wilkins, che raccoglie bolle ed epistole papali e arcivescovili indirizzate al Regno e alla Chiesa di Inghilterra. Il terzo volume contiene un'epistola di un attivo vescovo dei primi del XV secolo (Th. Arundel) che riporta 267 tesi estratte dalle opere del mio Wyclif e in seguito condannate. Questa lista poi sarebbe finita al Concilio di Costanza, che la discusse, la modificò, ma alla fine - per uno strano caso che la storiografia non ha ancora compreso appieno - non condannò.

Lo so, quello che sto scrivendo annoierà i più (cosa che gioca a favore della vostra salute mentale!), ma...mettetevi nei miei panni: di questa lista io leggo da 5 anni e mi sono sempre chiesto che cosa ci fosse riportato.
Nessun altro testo la riporta.
Gli studi e gli articoli dedicati alle condanne di Wyclif fanno solo riferimento alle pagine, ma non riportano alcun dato...
Insomma, per farla breve: quando estraggo il volume dalla sua mutanda protettiva in cartone provo una profonda emozione. Quando poi, sfogliatolo pazientemente, trovo le pagine, mi sento addirittura un archeologo, uno Schliemann davanti alla maschera di Achille!

Non finisce però qui la storia. Dopo aver individuato la sezione che mi interessa, mi rivolgo alla bibliotecaria per chiedere come posso procurarmi una riproduzione. Scopro così che il testo è troppo vecchio per essere riprodotto, ma che online è disponibile una versione in pdf che riporta le immagini digitali di tutta l'opera.

Mentre mi fornisce tutte le informazioni, non posso che fare
1+1=
ricerca inutile, avrei potuto stamparmelo anche a Milano!

Però.
Però non avrei avuto il piacere di aprire quelle pagine polverose. Ora che ho la mia stampata in saccoccia, le ho solo dato un'occhiata rapida e dovrò ricordarmi di leggerla.
Prima di tornare qui, invece, non vedevo l'ora di avere tra le mani il Wilkins...
E il ragazzo ha fatto il suo dovere!

Vi prometto che non scriverò sempre dei pezzi così, altrimenti rinomino il blog e mi firmo Umberto Eco! Ma, non so perché, di tutte le cose - alcune più serene, altre più burrascose - di questi primi giorni a Oxford, quella cui più tenevo era questa.

Perché non vi preoccupiate, vi annuncio dunque che tra qualche giorno, consolidata la mia presenza qui, scriverò un post sulle mie osservazioni etnico-folkloristiche d'Oltremanica. Ragazzi, sono pazzi questi inglesi!