domenica 10 maggio 2009

Sunday Videos - Last Track

Carissimi,

questa è stata la mia ultima domenica inglese.
L'ho passata in compagnia di due amici, compagni di corso della mia flatmate italiana: Matteo, milanese, giovane aspirante giornalista e amante della cultura araba, e anche lui in partenza per l'Italia; Rodrigo, vulcanico libero pensatore brasiliano, con alle spalle studi di economia, teologia e relazioni internazionali (e propositi per un dottorato in filosofia politica dell'Ottocento).

Con l'auto abbiamo raggiunto Dorchester on Thames, un villaggio a venti minuti da Oxford, scoperto due anni fa durante una delle mie scorribande automobilistiche per la campagna inglese. Qui abbiamo "avuto" il Sunday Roast in un pub fondato nel XV secolo, e abbiamo concluso il pranzo con la fumata di un magnifico sigaro cubano "Montecristo", procurato dal saggio Rodrigo.

Poi, dopo aver visitato l'abbazia normanna che sorge nel villaggio, abbiamo contribuito al suo mantenimento prendendo un cream tea con gli scones e custard cream: ogni sabato e ogni domenica, infatti, le signore del posto offrono un tea (dalle 15 alle 17) agli avventori, accompagnandolo con torte e biscotti fatti in casa, ad un prezzo ridicolo e in un piacevolissimo ambiente (noi siamo stati fuori, nel giardino).

Ripresa l'auto, abbiamo raggiunto un sito del National Trust, White Horse Hill. Zona di insediamenti sin dall'età del bronzo, l'area è caratteristica per le alture che si stagliano su un panorama piatto come un tavolo di biliardo. Sull'appendice di una collina, anticamente è stata realizzata la grande sagoma di un cavallo, asportando terra dalla superficie e colmando il solco con grossi sassi bianchi.

Tutta la giornata è stata condita da piacevolissime chiacchierate ad ampio raggio, come si ama fare tra emigrati di origini latine.

Tornato a casa, ho iniziato a fare i bagagli e a pensare a come affrontare il lungo viaggio, avvinto da una catena di pensieri e ricordi bellissimi di questo ricco soggiorno inglese.

I più recenti risalgono a ieri: i miei amici inglesi, Rory e Henry (Tristan è ancora in Italia), mi hanno invitato a fare punting: si tratta di navigare lungo i canali su una sorta di gondola, governata con un lungo palo che va fatto calare sott'acqua per darsi una spinta. Nonostante la mia scarsa attitudine con il mezzo acqueo - per tacere della bizzarria del naviglio - me la sono cavata egregiamente. Dopo mezz'ora di navigata, siamo approdati accanto a un prato e abbiamo preso una birra in un pub. Al nostro ritorno, ci siamo improvvisati in un BBQ e abbiamo concluso la serata guardando Poirot in inglese (lui parla con accento - se è possibile - ancora più ridicolo che nella versione italiana).

Oggi è domenica ed è da tanto che non posto video.
Ne metto uno solo, molto molto bello:
Joao Gilberto

sabato 2 maggio 2009

High Table

Questa la devo proprio raccontare.

Al ritorno da una magnifica e produttiva settimana a Cambridge e dopo tre giorni a Londra con i miei, mi sono risistemato nella mia casetta di Oxford, pronto per affrontare le utlime due settimane inglesi e con il forte proposito di godermele appieno.

Una prima occasione mi è stata offerta dall'invito del mio ospite accademico, Ghosh, a una formal dinner presso il suo college, il Trinity. Questo sorge nel pienissimo centro, a due passi dalla biblioteca Bodleiana dove, da qualche mese a questa parte, trascorro le mie pacifiche giornate di studio. L'invito, molto stringato, recitava: «At 7 sharp, Jacket and Tie».

Poco prima delle sette, nel bagno della Bodleian, faccio il nodo alla cravatta e mi avvio verso il College, lasciando tutte le mie cose sul tavolo; la biblioteca chiude alle 22 a Oxford (quelle dei College sono aperte 24 ore su 24, 7 giorni su 7...) e la cena è alle 7: Avrò tutto il tempo per ritirarle dopo - penso, mentre risalgo Broad Street.

Ghosh mi aspetta puntuale al cancello: oltre all'abito, indossa anche la toga di ordinanza. Con noi c'è un altro dottorando che studia qui a Oxford. Prima di salire nella bella hall, Ghosh ci porta nella Senior Room (un tempo il fumoir, mi spiega) per un bicchiere di sherry. Molto posh!

La hall è gremita di studenti che chiacchierano rumorosamente; in fondo, su una pedana alta una trentina di cenimetri, è l'high table, il tavolo nobile dei fellows e dei loro ospiti. A differenza degli studenti, tutti gli scholars attorno al tavolo stanno in piedi dietro la sedia, e così faccio anch'io. Dopo qualche minuto, sento un forte colpo (scoprirò poi, provocato da un martello di legno): tutti gli studenti si alzano e cala un silenzio irreale. Fa il suo ingresso The President.
Uno studente giovane gli si avvicina e recita una preghiera in latino.

Finalmente ci sediamo! Mi accorgo subito della cura con cui tutto è stato predisposto, a partire dalla mise en place: io siedo alla destra del mio ospite e alla sinistra della moglie spagnola di un docente; mi convinco, a fine serata, di essere di fianco a lei perché siamo gli unici di lingua romanza.

La cena prevede un antipasto, un piatto di pesce, uno di carne e un dessert. Il vino viene servito con sollecitudine dai camerieri. Nel frattempo gli studenti mangiano un piatto unico, molto inglese, e nel giro di mezz'ora hanno finito. La nostra cena è molto più sofisticata e dura un paio d'ore, che scorrono molto piacevoli. D'improvviso, un altro colpo di martello, questa volta sferrato dallo stesso President a tavola, ci impone di alzarci per la recita della preghiera conclusiva. Sono convinto che la cena sia finita e invece i convitati, mentre si sgranchiscono le gambe, camminano ordinatamente - e io con loro - attraverso il quad, il cortile principale, sino a raggiungere una stanza al pianterreno.

Questo nuovo ambiente è molto diverso dal precedente, più spoglio (nella hall eravamo circondati da dipinti secenteschi di regine inglesi e masters del College), e illuminato da candele. La tavola ci accoglie con diversi piatti di frutta e pasticcini. Quattro bottiglie (porto, madera, cognac, vino passito) vengono fatte passare da destra a sinistra dai convenuti, mentre i camerieri non sono più dei nostri. Qui vengo fatto sedere a sinistra del President, mentre alla sua destra l'altro dottorando (probabilmente perché di Oxford). Scopro che il President è l'ex ambasciatore britannico in Italia ed è di madre napoletana. Anche qui, nulla sembra lasciato al caso.

Quando lasciamo la stanza sono le 9.45 e io credo di essere ancora in tempo per recuperare libri e i quaderni in Bodleian. Invece, per mia sorpresa, la maratona continua, perché torniamo nel fumoir già esplorato con Ghosh ore prima. Qui si continua a chiacchierare e a mangiare qualche cioccolatino alla menta, ma soprattutto ad aggravare con preoccupante determinazione il già altissimo tasso alcolico, a botte di whisky e cognac!

Qui, con Ghosh e il collega oxoniense chiacchieriamo a lungo, facendo sia gossip accademico, sia conversazione sui nostri gusti musicali, sia confrontandoci su alcuni temi di attualità diversamente affrontati nei nostri Paesi (Ghosh è indiano, il collega è Sudafricano).

Quando esco dal Trinity, mi rendo conto che il mio soggiorno inglese non sarebbe stato completo senza un'esperienza fuori dal tempo e fuori dal comune come questa! Fortunatamente sono un buon bicchiere, altrimenti non so come avrei fatto ad affrontare la biciclettata dopo la lunga serata alcolica. Mi chiedo anche come possano i locali sopravvivere a tutto ciò, considerate la frequenza delle loro formal dinners, l'età non sempre verdissima, ma anche la qualità del loro lavoro la mattina seguente!

L'epilogo dell'avventura è felice, perché non solo sono arrivato a casa sano e salvo (e ho pure dovuto sforzarmi e continuare a parlare in inglese, perché Simona aveva un'opsite locale), ma il mattino dopo trovo tutte le mie cose sul tavolo, esattamente come le avevo lasciate.

Vi mando un abbraccio e a presto, prima del mio rientro.
Gigi

domenica 19 aprile 2009

Cronache Marziane

Carissimi,

vi scrivo di nuovo dal mio studiolo in 105 St Mary's Rd.
Lo "Stop and Go" di cui ho parlato nello scorso post ha lasciato il segno, un duplice segno: tornare in Italia dopo due mesi e mezzo è stato disorientante, in particolar modo per i ritmi tutti milanesi nei quali sono ripiombato nel giro di poche ore. Ma anche ripartire non è stato semplice e la sensazione non così differente da quella provata non appena trasferitomi qui a metà gennaio: il corpo qui e la testa altrove.

Appena rimesso piede a Oxford ho partecipato a un convegno internazionale di tre giorni: è stata un'esperienza molto interessante, non (sol)tanto per i contanuti (non così vicini ai miei interessi), ma perché non avevo mai assistito a un evento di alto profilo come questo e con ospiti così prestigiosi. Eravamo un centinaio di persone, quasi tutte inglesi o americani, salvo pochi europei continentali: due svizzeri, un finlandese, un danese e io. Il convegno si è svolto in un tipico stile inglese, che non ha risparmiato la "pompa magna" dell'inaugurazione nei prestigiosi locali chiusi al pubblico della Bodleian Library (la Convocation House e la Divinity School, entrambe splendide), ma ha saputo offrire anche spazi e risorse moderni e confortevoli (siamo stati ospiti del St John's College, il più ricco di Oxford).

Due le cose più divertenti del convegno: i luminari che dopo pranzo si addormentano accasciati sulle sedie e talvolta accennano a russare mentre un giovane conferenziere tenta di strapparli - ahilui, con voce troppo melliflua per averla vinta - dalle braccia di Morfeo; e l'anglicissimo rito della reception: trattasi di un'ora - dalle 5.30 alle 6.30 - durante la quale, prima di cena, tutti i convenuti si ammassano in una sala dove vengono loro serviti senza requie bicchieri e bicchieri di scialbo ma pur sempre alcolico vino inglese. Tutto ciò a stomaco vuoto, con effetti immaginabili sul progressivo venir meno della capacità razionali e il contemporaneo aumento dei gradi decibel raggiunti dal vociare del consesso. Quando entriamo nella bella Hall del St John's per mettere qualcosa sotto i denti, metà dei convitati sono già partiti e l'altra metà ha a disposizione tutta la cena per ubriacarsi. Va notato, a onor del vero, che il vino a tavola non è incluso nel prezzo, e quindi di solito si beve con più moderazione e si recupera un po' di senno!

La reception è a ben vedere il motivo principale per cui studiosi da tutto il mondo si sono riuniti in convegno: il motivo è flirtare. Esattamente questo è ciò che avviene attorno a me durante questa interminabile ora, durante la quale io - outsider da tanti punti di vista (linguistico, scientifico, accademico) - osservo con attenzione ciò che mi accade attorno.

Tre i tipi principali di flirt: accademico, editoriale, personale.
Il flirt accademico è delicatissimo, ma va interpretato con la massima disinvoltura. Avviene di solito grazie all'intermediazione di un amico comune, o un protettore, che presenta il giovane studioso o il collega rimasto senza lavoro (o con scarse prospettive) al professorone di turno. Questi può essere interessato a farlo partecipare a un progetto, oppure può fornirgli contatti preziosi o semplicemente ammetterlo nel suo network. Tutto si svolge in modo molto liquido: la gente fa scivolare lo sguardo sui volti di tutti, alla caccia di chi possa intercedere in proprio favore. Talvolta, bisogna ammetterlo, il mediatore si presta all'opra non in modo del tutto disinteressato, ma spinto dal desiderio di flirtare con il giovane/bisognoso anche in un altro senso...!

Il flirt editoriale è più semplice: le receptions sono offerte da alcune case editrici (quella dell'università ospite e quella che pubblicherà gli Atti) e i direttori delle collane sono presenti per fare gli onori di casa. I partecipanti possono dare un'occhiata ai volumi esposti - per la vendita diretta -, possono ordinare volumi per il proprio dipartimento, e possono entrare in contatto con la Casa e magari parlare del proprio lavoro.

Il flirt personale si consuma nel più tradizionale dei modi. Capita spesso che qualcuno resti per una manciata di minuti da solo con il suo bicchiere in mano (o la sua tazza di tea durante le pause mattutine e pomeridiane): ecco che dopo qualche istante giunge il/la interessato/a. Per dover di cronaca, devo ammettere che non ho ricevuto attenzioni, ma meglio così perché il trend generale non rispecchiava i miei orientamenti...

Ora sono in partenza per Cambridge: rassetto un po' la casa e salto in auto.
Al mio ritorno, passerò qualche giorno con i miei a Londra e poi di nuovo qui per le ultime due settimane inglesi. Spero che riuscirò a godermele, a lavorare bene, a divertirmi, e a rallentare i ritmi, perché la pausa milanese è stata frenetica, i tre giorni di convegno intensi, ora corro a Cambridge, e...

Un abbraccio,
Gigi

giovedì 2 aprile 2009

Stop and go

Carissimi,

sabato tornerò in Italia per trascorrere qualche giorno di riposo a casa (e non solo), in compagnia dei miei cari.
La prospettiva, che contempla anche una consistente maratona enogastronomica, mi attrae molto.

Allo stesso tempo, in questi giorni non posso fare a meno di pensare al fatto che, una volta tornato a Oxford, non mi resterà che un mese da spendere qui.
Non è poco, ma sarà difficile pensare allo scorrere inesorabile dei giorni fino a quello in cui dovrò salutare la città che da qualche settimane promette una primavera trionfante, la sua biblioteca che contiene tesori di inestimabile valore, le persone che in questi mesi ho iniziato a conoscere e alle quali mi sono via via affezionato.

Chi ben mi conosce, sa che amo molto alcune piccole abitudini, alcuni riti quotidiani che mi rasserenano molto.
Come quando dopo pranzo i ragazzi che lavorano al Café della libreria Blackwell's non mi chiedono più che cosa desidero, ma mi preparano un Espresso Ristretto ("ristrictou") corredato da quattro gianduiotti.
O come quando il bibliotecario della Duke Humfrey's mi saluta e scrive il mio nome e il mio codice personale sul registro prima che abbia il tempo di mostrargli il tesserino.
Mi piace anche il rito di salutare con un solo cenno del capo tutti i lettori che non conosco, ma con i quali condivido da tre mesi ormai gli stessi ambienti, o i tanti ragazzi che percorrono con me lo stesso itinerario quando vado a correre.

Che dire poi delle risorse preziosissime di qui.
L'altro giorno, tanto per fare un esempio, ho consultato un libro che apparteneva alla biblioteca personale di John Locke.
Qualche mese fa, e questo mi fa ancora più emozionare, ho consultato un manoscritto (contenente La città di Dio di Agostino) con le glosse a margine autografe di Roberto Grossatesta.

In questi mesi, inoltre, ho avuto la fortuna di tessere una rete di relazioni piacevoli, e arricchenti, sin dai primi giorni. Ma già due miei amici sono ripartiti.
Il primo è Alex, che a lungo ho chiamato l'uomo che vive in fondo al giardino: è stato ripescato dalla lista di attesa del Ministero degli Interni ed è tornato a Milano per lavorare, in attesa di ripartire a settembre per iniziare qui un master. Con lui abbiamo fatto tante belle chiacchierate e ho scoperto una marea di cose sulle sotto-culture milanesi e metropolitane in genere.
Poi ieri è partito Tristan, uno dei miei compari di language swap: per una serie di coincidenze (partenze e ritorni di entrambi mal incastrati) probabilmente non riusciremo a rivederci prima della mia definitiva partenza a metà maggio. Con lui, dantista, ho condiviso tante impressioni sull'Italia, l'Inghilterra, l'Europa, la nostra comune - ma così differente - avventura accademica.

Conscio del fatto che quello che ho trovato qui è prezioso, tornerò agguerrito per sfruttare al meglio le mie giornate di studio e godermi appieno il posto, la campagna cirocostante, la mia auto, la birra nei pub, gli amici italiani, internazionali e inglesi che mi sono fatto. Già ho segnalato la mia presenza per un'altra settimana a Cambridge, per consultare ancora il mio manoscritto wycliffita. Prima, parteciperò a un convegno internazionale di altissimo livello.

Sarò contento di tornare a Milano, a casa, e riprendere il corso degli eventi.
Ma sicuro inizierò a coltivare qualche nuovo sogno oxoniense...(e prima ancora londinese, che è già realtà: a giugno parteciperò per una settimana a una Summer School in Paleografia!)

domenica 29 marzo 2009

Sunday Videos #6

Carissimi,

puntuale come il Capodanno, magico come il Natale, variabile come la Pasqua, goloso come il compleanno, per pochi intenditori come l'onomastico, torna l'appuntamento settimanale con i Sunday Videos!

Domenica prossima sarò a Milano, per dare il via - invero dalla sera precedente - a una lunga staffetta eno-gastronomica che mi accompagnerà sino alla ripartenza mercoledì 15. La prospettiva di una parentesi italiana mi mette di buon umore, anche se qui davvero mi sento proprio bene e già peno all'idea di salutare a metà maggio gli amici e di lasciare Oxford nel pieno della primavera.

Mi sento a casa, appunto, e inizio a combinare qualche pasticcio linguistico quando parlo in italiano. Oggi, ad esempio, ero a Cardiff con un amico che fa il dottorato in Irlanda e ho detto «L'altra sera ho avuto cena con...». Un minuto fa ero al telefono con mia madre e le ho detto: «Cardiff attualmente dista da Oxford...». Prima ridendo con i miei vicini italiani per un loro aneddoto ho esclamato «Realmente?!». Spero di non finire come il mio amico Patrick (qui da sette anni, per essere onesti) che di solito il lunedì mi chiede «Il weekend è stato eccitante

In ogni modo, errori di comunicazione capitano a tutti, anche ai migliori.
David Letterman, il famoso showman americano che ha ispirato tanti (primo fra tutti Daniele Luttazzi), tiene il venerdì sera una rubrica chiamata Great Moments in Presidential Speeches. Ovviamente, i picchi toccati dal buon vecchio W. sono solo sfiorati dai suoi predecessori, che però non scherzano! Ecco il link.

La realtà diventa presto finzione, e qualcuno si è fatto prendere la mano, simulando una conversazione tra W. e Condi... Mi ricorda un gioco di parole al centro di una scena del film Rainman, nel quale Dustin Hoffman si chiedeva "Chi gioca in prima base?", e la risposta era che vi giocava un cinese di nome "Chi". Sicuramente in inglese si basava sull'omofonia di "Who" e "Hu". Qui il link.

Infine, restando su temi politici, un piccolo assaggio del "pacato ed educato" dibattito politico britannico, molto simile a una soap opera, con tanto di risate fuori campo... Qui il link.

Chiude la sezione settimanale il consueto appuntamento sportivo. La mia coinquilina polacca mi ha parlato sognante dei successi della sua nazionale di pallamano, sport che - insieme con la pallavolo - spopola dalle sue parti. Ecco il link.

Buona settimana a tutti!!
Gigi

p.s.
Guardate che pubblicità compare su youtube di questi tempi... Link.

mercoledì 18 marzo 2009

Note folkloristiche - parte terza

Carissimi,

con questo post torno ad indossare le vesti dell'esploratore delle micro-culture della vita d'Oltremanica. Negli ultimi tempi, ho raccolto tanto di quel materiale da poter riempire interi server (la metafora è ardita, ma l'era cibernetica impone la ricerca di nuovi modi di dire).

Partiamo subito!

Lingua e cultura.

Com'è noto, cultura e linguaggio intrattengono una strettissima relazione, riflettendosi l'una nell'altro e condizionandosi a vicenda. Vi sono concetti inesprimibili in un'altra lingua e sfumature inafferrabili, come ben sa chi si cimenta sul serio con l'impresa della traduzione.
Si può imparare tanto prestando un po' di attenzione alle espressioni tipiche della lingua di un popolo, e io sono particolarmente rapito da alcune di quelle inglesi.

Prima una parentesi. Ho letto di recente che, nell'immediato secondo dopoguerra, alcuni linguisti pubblicarono uno studio nel quale individuavano il cosiddetto Basic English, una versione liofilizzata dell'anglico idioma composta di soli 850 vocaboli. Ricorrendo a questi soltanto, si argomentava, è possibile comunicare qualunque informazione.
Questo, a fronte dell'evidenza che l'OED - l'Oxford English Dictionary, ora consultabile gratuitamente anche online - annoverasse al tempo circa 600.000 voci correnti.

Ma torniamo ad alcune espressioni inglesi che mi appassionano alquanto.

Capita molto spesso di sentire un modo di dire che mi fa davvero sorridere. Gli inglesi, infatti, non amano sottolineare la loro disorientata estraneità a qualcosa ricorrendo semplicemente a espressioni come "I don't like it" o "I'd rather not", ma preferiscono ricorrere a un più icastico It's not my cup of tea!

E cosa dire, allora, di quando al posto di asserire semplicemente "that's unfair!" (espressione comunque che va per la maggiore) esclamano un That's just not cricket!

Per non tacere di quando, consegnate al grezzo proprietario di un pub le monete contate per pagarsi da bere, ci si sente rispondere con un inaspettato Lovely!

L'altra sera mi sono sbellicato dal ridere quando un amico mi ha detto che presto avrebbe inaugurato casa e mi avrebbe invitato. Quando ho realizzato l'housewarming di cui parlava non aveva niente a che fare con l'impianto di riscaldamento tutto è tornato più chiaro - anche se non posso non interrogarmi sul motivo per cui questo popolo chiami così il primo invito nella nuova casa...perché eccezionalmente la si riscalda? perché il calore umano degli amici dà una mano? mistero...

Fuori da ogni mi compresione, infine, è il fatto che uno non si dica semplicemente "sad", ma - specialmente se la propria squadra di calcio ha perso - si definisca as sick as a parrot.


Piccole e grandi regole


Gli inglesi osservano scrupolosamente un gran numero di regole e divieti, tutti come noto preceduti da un cordiale Please. Al di là dei divieti più bizzarri, trovo molto indicativa della mentalità inglese la serie di divieti che inizia con le parole It's against the law...
La mia personale interpretazione è la seguente: il popolo inglese si ritiene da tradizione un campione delle libertà individuali; perciò, scrivere che qualcosa è illegale dovrebbe richiamare con efficacia all'attenzione del cittadino la forza del divieto.
Gioele Dix qualche settimana fa ci ha fatto solo immaginare quali effetti nefasti potrebbe causare l'affissione in Italia di un cartello che inizia in quel modo...

A ben vedere, però, pur considerandosi i paladini delle libertà individuali, nella realtà dei fatti gli Inglesi sono ora un popolo controllato oltre ogni misura e in preda a una security crisis.
Non c'è strada, non c'è locale, non c'è mezzo pubblico che non sia osservato dai CCTV (telecamere a circuito chiuso, anche su tutti i bus!) e che non sia tappezzato di divieti.

Ieri si disputato il match Italia vs. Francia di rugby. Con qualche amico ero al pub a vedere la partita e i proprietari hanno chiamato la polizia perché c'era un immigrato brillo che chiedeva l'accendino agli avventori, senza arrecare a dire il vero alcun problema.
Nel giro di pochi minuti si sono presentati quattro poliziotti (tra i quali un'inattesa poliziotta velata - l'immigrato era di origine musulmana) e, dopo qualche accertamento, fra lo stupore (nostro) e la più assoluta tranquillità (degli autoctoni), è stato portato fuori dal locale in manette... E così ho assistito al mio primo arresto in diretta.

Lasciando da parte gli inquietanti e ossessivi divieti (e i fermi immotivati), vi sono altre infinite piccole regole e consuetudini locali che offrono esempi più simpatici del carattere e del costume britannici.

Al supermercato, ad esempio, nessuno si permette di appoggiare le proprie cose sul nastro della cassa senza aver prima disposto l'apposito divisore. Inglesi e internazionali (appena arrivati o sgarbati) si riconoscono infallibilmente per questo piccolo gesto, oltre che per le reazioni suscitate dalla violazione di questo precetto dell'etichetta locale.

Per strada gli automibilisti reclamano senza sconto alcuno ogni loro diritto, salvo poi inchiodare se un pedone, anche all'ultimo, pensa anche solo lontanamente all'ipotesi di - un giorno, forse - attraversare la strada.

La consuetudine più bella resta la campana suonata alle 23.00 nei pubs che segnala l'ultima possibilità di ordinare da bere. La dimensione del pub mi piace moltissimo: non abbiamo in Italia alcunché di simile, se non solo lontanamente. I pubs qui sono dei locali in cui si trascorre piacevolmente il tempo, quale che sia lo status sociale o economico, l'età o - da qualche decennio - il sesso e...il grado di alchool addiction! La domenica si gioca il big quiz, si leggono i giornali, si possono usare tanti giochi da tavolo.
Spiegavo a Louise, la signora con cui converso una volta alla settimana, che in Italia ci sono locali indirizzati specificamente ad alcune fasce d'età o di reddito, e che chi "si trova fuori posto" viene guardato con un certo sospetto.

Politica

Chiacchierando con i miei amici inglesi, tutti dottorandi e generalmente colti, resto sempre stupito dalla loro ignoranza politica.
In generale, gli Inglesi che non studiano Storia all'Università dimostrano una certa ignoranza rispetto ai corispettivi italiani.
Ma quello che mi lascia molto colpito è il loro disinteresse al dibattito politico. Possono sapere qualcosa sulle politiche finanziarie, ma per il resto brancolano abbastanza nel buio.
Commentando il fatto che in Italia, la mattina al bar o in pausa pranzo, parlo sempre di politica con i miei amici, i colleghi di qui hanno dato la seguente interpretazione: che noi ne parliamo ogni giorno perché ci chiediamo "Oggi chi è al governo?", un po' come fanno loro con il tempo atmosferico qui...

Ultimamente, sull'onda della crisi finanziaria, qui avvertita - qual è di fatto - come devastante, sta però tornando al centro dell'attenzione il tema pro or against UE.
I miei amici inglesi mi dicono che ora loro iniziano a sentirsi favorevoli all'ingresso nell'Unione, ma sono mossi soprattutto da ragionamenti di interesse economico.
E così affiora che il splendido isolamento inglese è davvero parte del loro DNA: Henry, che studia filosofia contemporanea tedesca e francese e ha speso molti mesi in Continente, dice che gli Inglesi si sentono poco europei prima di tutto geograficamente.

Mi fermo qui. Mi sono fatto prendere la mano e ho detto la metà delle cose che avevo pensato di raccontarvi. Sarà per la prossima!

Oggi è anche domenica, giornata di video. Ve ne propongo uno solo, che avrete visto, ma che non posso evitare di riproporvi: qui il link.

Buona settimana amici e a presto,
Gigi

domenica 15 marzo 2009

Sunday Videos #5

A volte ritornano...

Dopo essere stato rimproverato da più parti per aver mancato a due appuntamenti domenicali, torno a proporvi una piccola rassegna di video per il vostro tempo libero - da ritagliare, a questo punto, durante la prossima settimana!

Qui a Oxford tutto va bene. Oggi sono stato invitato per una colazione medievistica a casa di una importante studiosa di qui, con un altro mio collega e, ormai, amico conosciuto due mesi fa.
La prospettiva di parlare di Wyclif a tavola e in inglese (con due madrelingua, più un terzo che all'ultimo non ha potuto unirsi a noi) un po' mi terrorizzava.
Ne sono uscito a testa alta e, credo, con onore!

Ma, soprattutto, il pranzo è stato piacevolessimo e il pomeriggio si è concluso con l'amico Rory in un pub, per goderci il secondo tempo della partita di rugby Enland vs. France, inaspettatamente a favore degli amici d'Oltremanica.

Alla fine di questa piacevole giornata, ecco dunque una selezione di video sciolti, senza alcuna unità tematica.
Già che ci siamo, vi faccio presente che nella sezione Foto ho messo nuovi scatti nell'album "Herefordshire e Cotswolds": sono foto fatte con Piki lo scorso weekend. In settimana, inoltre, pubblicherò un post antropologico-culturale, come promesso.

Passiamo, dunque, ai video.

Qui a Oxford le persone che frequento sono spesso accomunate da due caratteristiche: sono dei cervelloni e altrettanto amano diverstirsi in modo molto semplice e genuino (oltre che ingurgitare ettolitri di birra et similia). Ho scoperto in questi tempi - grazie a una soffiata - un cartone animato degli anni Novanta che non avevo mai visto, vale a dire Mignolo col Prof. Ve ne propongo un breve assaggio a tema.
Qui il link: http://www.youtube.com/watch?v=Pb7imPo3vwE&feature=related

Uno dei miei timori per il pranzo di oggi riguardava la mia capacità di reggere a tre/quattro ore di conversazione semi-tecnica in inglese. Nonostante ormai mi sia fatto un buon orecchio qui e la mia loquela si sia decisamente sciolta, e nonostante siano anni che leggo tutti i giorni in inglese accademico (oltre che in latino...), faccio ancora fatica a parlare a lungo in modo "formale". Ogni tanto vorrei avere la sicurezza di dizione e la facondia di Alberto Sordi nel suo celebre provino in RAI, oltre che la sua smisurata competenza - magari senza dover pagare lo scotto di una tale "dentatura":
Qui i link: 1. http://www.youtube.com/watch?v=CNDylbwxOyM
2. http://www.youtube.com/watch?v=KksuUDafHoE&feature=related

Torna nella rubriva Sunday Video una perla di musica popolare regionale. Questa volta tocca alla Pizzica leccese-salentina, di cui tanto sento parlare da queste parti (il mondo è piccolo, e gli italiani sono dappertutto, specialmente i pugliesi...!).
Qui il link: http://www.youtube.com/watch?v=mEVB_QAtgwI

Altro grande ritorno è quello dei maghi degli sport. Dopo il biliardo, le freccette, il ping pong e il curling, è il turno di un celeberrimo match di pugilato. Siamo nel 1974, incontro per il titolo mondiale dei pesi massimi. Contentendi: Muhammad Ali (da poco uscito di prigione per motivi politici, che per protesta lo portarono a essere renitente alle leva) e George Foreman. Incontro in Zaire, dove tutta la popolazione si schiera con Ali, salutato con incontenibile entusiasmo come un campione dei diritti degli afro-americani negli USA e amato per la sua campagna di informazione sullo stato di povertà e corruzione dell'Africa.
Non sono un vero appassionato di pugilato, ma questo video è davvero un pezzo di storia del Novecento e, per molti, è pura leggenda. Tutto di questo match sembra intriso di epopea: le condizioni politiche dello Zaire, le precedenti tensioni tra i due pugili, la figura affascianante di Ali, l'arroganza insopportabile di Foreman, i continui rinivii per le piogge incessanti o per piccoli infortuni. E poi l'incontro. Ali dal primo round al sesto non fa altro che incassare: sembra non riuscire a domare l'avversario, subendone senza requie l'iniziativa. Foreman pensa di avere in pugno la situazione e non teme il dispendio delle proprie energie. Il resto lo vedete da voi. Al di là di molti video anche scaricabili da internet sui giorni precedenti e i commenti tecnici, la migliore descrizione del match la la trovate raccontata dall'avvocato Guerrieri nel terzo volume dei gialli di Carofiglio.
Qui il link: http://www.youtube.com/watch?v=8Wd8yMvV_PY

Ai pochi amici melomani - e agli altri che possono farsi tentare dalla cosa - passo un (non)video di quello cui Piki, Tino ed io eravamo supposti assistere sabato scorso alla Royal Opera House, vale a dire lo show delle superstars Anna Netrebko e Elina Garanca ne "I Capuleti e Montecchi" di Bellini.
Qui il link: http://www.youtube.com/watch?v=1gPGnxaNffc&feature=related

Anche per questa volta è tutto.
Buona visione e a presto!
Gigi

giovedì 12 marzo 2009

Da un weekend all'altro...

Carissimi,

le ultime settimane sono state talmente impegnative da farmi mancare qualche appuntamento nell'aggiornare il blog, come qualcuno ha puntualmente segnalato.
Dopo il soggiorno cantabrigense e il primo weekend di peregrinazioni turistiche, ho trascorso una fruttuosa settimana di lavoro, seguita da un lungo fine settimana in compagnia della Piki, giunta in visita dall'Italia, e in parte di Tino, mio vecchio e carissimo amico.

Con lui ci siamo incontrati a Londra, dove abbiamo fatto lunghe passeggiate esplorando quartieri, mercati e pub, oltre che visitare la bellissima British Library.
Ragione principale della nostra visita è stata la rappresentazione de I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini, alla Royal Opera House - Covent Garden. Stars della serata, da cartellone, Anna Netrebko e Elina Garanca. La Netrebko, ahinoi, ha però dato forfait ed è stata sostituita da una sconosciuta Eri Nakamura, che si è difesa con onore pur lasciandoci rimpiangere la nostra "Giulietta".

La cornice del teatro, tra l'antico e il moderno, ha aggiunto il tocco finale a una serata davvero piacevole, conclusa tra le vie di Soho dove ho mangiato il mio primo sushi.
Insomma, una vera uscita da dandy...ma non sono nuovo all'esperienza, come testimonia la foto che apre questo post, pubblicata sulla prima pagina di un periodico di informazione scaligera e scattata in occasione della primissima per i giovani del Don Carlo! [Dovrete attendere qualche tempo per la foto: la connessione a casa è lenta e potrò caricarla la prossima volta che vado in Library con il pc...!]

Rientrati a Oxford, con la Piki siamo ripartiti lunedì alla volta di Hereford: la cattedrale - niente di che, a dire il vero - possiede però un documento preziosissimo, la Mappa Mundi (1300 circa), un capolavoro della cartografia medievale, rappresenzione geografica, iconografica e allegorica del mondo allora conosciuto (e sconosciuto).
Lasciata Hereford, ci siamo dedicati a lunghe peregrinazioni nella campagna inglese, tra Herefordhire e Cotswolds.

Ora sono tornato alla base e ho ripreso il mio lavoro. Domenica prossima mi attende un pranzo wycliffita: sarò infatti ospite dalla super professoressa Anne Hudson, la maggiore esperta della tradizione dell'insegnamento di Wyclif nel movimento lollardo. Con me, saranno convitati Kantik Ghosh, il docente mio referente qui, e Rory Cox, il collega dottorando di storia che ho conosciuto ormai due mesi fa e che studia anche lui l'amato vecchio John. La prospettiva del consesso wycliffita mi entusiasma e mi terrorizza allo stesso tempo...spero di essere all'altezza!

Per il resto, qui a Oxford procede tutto benissimo: mi sento proprio a casa e ormai ho legato con tante persone. In primo luogo, con i miei vicini italiani, con cui vado molto d'accordo.
Poi ho tre amici inglesi, Rory, Henry e Tristan con i quali mi vedo qualche volta in settimana. Non mancano altri contatti, infine, che contribuiscono a rendere ancora più piacevole il mio soggiorno.

Quanto infine all'ambiente circostante, sto raccogliendo ulteriore materiale folkloristico e credo che settimana prossima sarò pronto a offrirvi un nuovo saggio di etnografia di questo popolo bizzarro e affascinante.

Vi mando un abbraccio,
Gigi

lunedì 2 marzo 2009

Monday Photos

Gente,

qui sta per scoppiare la primavera!
I primi boccioli colorano i prati e l'aria è frizzante.
I giorni di neve e di vento gelido di una mesata fa (come direbbe Montalbano) sono soltanto un ricordo lontano.

Ieri è stata una giornata fantastica, baciata da un tiepido sole e trascorsa nella speldinda cornice dei Cotswolds. Il fine settimana tutto è stato molto ricco.

Lasciata Cambridge sabato mattina, ho fatto subito capolino alla cattedrale di Ely, famosa per la sua torre ottagonale, che mise alla prova l'ingegno dei progettisti e richiese un notevole quantitativo di legno di quercia per sostenere il centro croce tra transetto e navata.

Poi, è stata la volta di Peterborough, non molto lontana da Ely. Anche qui la principale attrazione è la cattedrale, che qualcuno ha descritto come la più bella in Europa per la sua facciata. Devo ammettere che non l'ho trovata particolarmente eccitante: per restare solo in Inghilterra, la facciata della cattedrale di Wells le fa un baffo. In ogni modo, davvero splendido l'originale soffitto della navata in legno, risalente al XII secolo.

Ho ripreso l'auto e ho puntato verso nord, destinazione Lincoln. Ci tenevo particolarmente a visitare la cittadina. Nel Medioevo è stata un centro nevralgico dell'Isola e la sua diocesi, vastissima, raggiungeva Oxford.

Ho visitato il castello, divenuto poi durante le epoche giorgiana e vittoriana prigione di massima sicurezza: disumane concezioni pseudo-psicologiche ispirarono una politica di completo isolamento dei prigionieri, rinchiusi in celle singole e prive di aperture. Addirittura agghiacciante la cappella del carcere, a forma di emiciclo diviso in postazioni singole, come loculi isolati, per evitare ogni contatto visivo tra i detenuti. I risultati di queste "illuminate" misure preventive - ispirate a una concezione che riteneva le tendenze criminali contagiose - furono un alto numero di suicidi e l'insorgere di un alttissimo numero di disturbi mentali. Il bilancio negativo, fortunatamente, convinse le autorità a sospendere i trattamenti.
Il castello resta un bellissimo esempio di fortificazione medievale, con alcune parti molto antiche.

La cattedrale è splendida sia nella sua architettura esterna - facciata con due alte torri, e alta torre centrale all'incrocio tra transetto e navata, bellissimi gli archi rampanti che sostengono i muri della sala capitolare che dà sul chiostro -, che nella sua disposizione interna. Celebri anche le sepolture, da Caterina di Aragona - prima moglie di Enrico VIII - a Maria Stuarda. Un terremoto danneggiò seriamente la struttura pochi decenni dopo la costruzione e il signore del posto finanziò sostanziosi lavori di restauro. Ne è traccia il fatto che dieci metri dopo l'ingresso gli archi si incontrano lungo una linea sfasata rispetto a quella originale, a causa degli smottamenti causati dal terremoto.

Domenica, dopo una nottata a Birmingham, ho visitato con Martina (che fa un Erasmus là) i Cotswolds. Ci siamo lasciati perdere intenzionalmente tra campi e paesini, facendoci salvare dal Tom Tom, e percorrendo itinerari panoramici indicati da una guida. La guida ai migliori pub inglesi regalatami dalla Piki ci ha permesse di mangiare in un magnifico pub del 1600, vincitore di 4 premi negli ultimi anni.

Nella sezione Foto-Picasa trovate un piccolo assaggio di Cambridge e Cotswolds, che suppliscono alla mancanza dei video domenicali!
Nei prossimi giorni metterò qualche foto anche di Ely, Peterboro' e Lincoln.

Un abbraccio,
Gigi

giovedì 26 febbraio 2009

From the other place!

Cari tutti,

sono arrivato da qualche giorno in the other place, l'espressione molto britannica con la quale gli oxoniensi usano chiamare Cambridge, e viceversa.

Vi scrivo - un po' di straforo - dal computer del figlio della mia landlady di qui. Sono capitato davvero bene: la famiglia, composta solo da loro due, e' molto simpatica, parlano un inglese dall'accento puro ed e' un piacere chiacchierare con loro prima e dopo cena (vale a dire intorno alle 19.00!).

A Cambridge sono venuto per un primo esame autoptico - cosi' si dice - del manoscritto che sto studiando, tra le altre cose, in questo periodo. Il mio breve soggiorno qui e' stato fruttuoso ma molto stancante: la splendida sala in cui studio - che vedete nella foto - e' aperta solo dalle 9 alle 17, e quindi devo sfruttare ogni minuto, senza quasi concedermi requie. Non so infatti quanto sara' facile tornare qui, anche se sono certo che dovro'.

I miei giorni qui sono stati resi piacevoli dalla famiglia ospite, come ho detto, ma anche da altri incontri piu' o meno pianificati. Lunedi' ho visto Benedetta, che avevo conosciuto di sfuggita e che sapevo dottoranda in un college di qui. Me la ricordavo molto simpatica e gentile e cosi' e' stata: con lei ho potuto girare un po' per gli angolini da intenditori di Cambridge, compresa una birra nel pub interno al suo college.

Mi ha raccontato - e cosi' inizio a insirire qualche chicca del folklore locale - che gli studenti e i fellows del suo college, il St John's, possono chiedere la chiave per salire sulla bella e alta torre che sovrasta l'ingresso a uno dei cortili principali (a Oxford si chiamano quads, qui in un altro modo...come tutto!). Una antica regola del college, pero' proibisce ai custodi di consegnare alla fine del trimestre le chiavi agli studenti undergraduates - i nostri triennali -, per evitare che si buttino giu' dalla torre per la disperazione che precede le prove d'esame...

Cambridge e' molto piccola, e mi piace meno di Oxford, anche se i colleges sono bellissimi. Tolta la cerchia centrale, circondata dai bellissimi e verdissimi backs, la citta' sembra sparire nel nulla. Non e' un caso che - e torna il folkloristico duello di Oxbridge - i cantabrigensi chiamino Oxford the town e gli altri chiamino Cambridge the village.

Tutto chiude alle 5, appunto, e mi e' difficile fare due passi e - chesso' - spulciare i libri usati di un secondhand, perche' quando esco dalla biblioteca e' gia' tutto chiuso.

Studio in una biblioteca dall'ingresso ristrettissimo. Quando ho scritto la prima mail per segnalare la mia intenzione di venire una settimana qui, mi hanno risposto dicendomi che avrebbero riservato una sedia per me. Inizialmente, ho pensato di aver capito male l'inglese della archivista. E invece, una volta arrivato ho scoperto che la splendida sala interamente progettata da Ch. Wren, sebbene lunga una ventina di metri, ha solo sei posti a sedere!

Si studia tutto il giorno sotto il vigile sguardo di un bibliotecario. Ieri stavo finendo di controllare alcune righe del mio manoscritto e mancavano cinque minuti alla chiusura, il mio guardiano senza neppure alzare gli occhi dal suo libro e senza quasi muovere la bocca mi ha lasciato intendere: "And so...I'm thinking I'm going home now. And so you...". Messaggio ricevuto.

Gli inglesi hanno due modi per comunicare. O si producono in generose smorfie e aiutano l'interlocutore a immedismarsi nel loro racconto muovendo tutto il corpo (altro che il gesticolare italico). Altrimenti, parlano guardandoti fissamente senza quasi muovere la bocca e lasciando scivolare le parole come inarticolate.

Il mio vicino di tavolo in questi giorni e' un simpatico settantenne con una importante chevaliere (scusate qui non ho gli accenti) al dito. Sembra uscito da una barzelletta (c'erano un italiano, un inglese...): parla come da barzelletta, e' vestito elegantissimo come da barzelletta, e vuole sempre fare dello humor come da barzelletta. Tra una battuta e l'altra ho scoperto che e' un Lord, che ha dovuto cedere recentemente meta' di una sua residenza al National Trust e che un suo antenato e' stato il primo master del Queen's di Oxford.

Nella biblioteca dove studio ci sono molte bacheche contenenti antichi manoscritti o altri volumi di rilievo. Oltre a un manoscritto con l'epistolario paolino datato VIII secolo (!!!) ci sono gli scritti autografi di alcune celebrita' che hanno studiato e/o insegnato al Trinity. Gente come Newton, Byron, Russell, Wittgenstein e...l'inventore di Winnie the Pooh!

Infine, il Trinity ha delle bellissime aiuole tenute maniacalmente. Ieri mi sono stupito di vedere alcune persone camminarci sopra e ho pensato che fosse davvero maleducato, considerando poi che si trattava di adulti e non di mocciosi. Stasera a tavola ho scoperto che a Cambridge sono autorizzati a calpestare l'erba dei colleges soltanto i fellows, quanti cioe' appartengono al corpo docente o di ricerca! Tutti gli altri sono autorizzati a camminare sui greens solo se tenuti per mano dai priviligiati! Pare che chi ha studiato a Cambridge - come il figlio della mia padrona di casa - non riesca, anche in altre citta', a calpestare l'erba, perche' ha un blocco insuperabile...

Direi che per Cambridge puo' bastare.
La nota positiva oltre allo studio e' stata la gastronomia. Qui a casa ho mangiato vero cibo inglese, squisito. I due sono ottimi cuochi e il cibo tradizionale homemade non ha nulla a che vedere con le porcherie che si trovano spesso in giro. Il cibo dei pubs e' buono, ma quello casalingo e' ancora meglio. Martedi' ho cenato benissimo anche in un ristorante, dopo un seminario: e' venuta infatti a parlare una docente che ben conosco da Pavia e mi sono unito alla comitiva.

Un abbraccio e...a domenica!
Gigi

p.s.
Aggiungo la foto una volta a "casa".
p.p.s
Avevo visto a Oxford qualcuno entrare in un bagno e appoggiare per terra zaino e cappotto (sic...!). Ma qui a Cambridge ho visto qualcuno entrare in bagno con un panino in mano...

domenica 22 febbraio 2009

Sunday Videos #4

Carissimi,

domenica è sempre domenica, il giorno giusto per mettersi le pantofole o gli scarponi, e riposarsi come si preferisce.

Continuo a passare ottimi giorni qui a Oxford, approfondendo le mie ricerche e le mie relazioni.
Presto vi scriverò qualcosa in proposito.

Ora però, è ormai rito, passo agli appuntamenti video di questa settimana.

Oggi è il compleanno di Piki, e allora vi propongo una selezione di insoliti happy birthdays!

Il primo, celeberrimo, ha scritto una pagina dell'immagionario collettivo americano (e non solo): Marylin Monroe decisamente alticcia canta il suo augurio a un "molto amato" presidente Kennedy...
Qui il video: http://www.youtube.com/watch?v=k4SLSlSmW74

Il secondo, per gli amatori di Kubrick, è l'insolito augurio di Natale cantato dai marines di Full Metal Jacket, dove la lieta ricorrenza fornisce al sergente l'occasione per ricordare ai suoi uomini che Dio è dalla loro parte nella guerra contro i comunisti e che il compito dei marines è quello di riempire il cielo di "anime fresche"...
Qui il video: http://www.youtube.com/watch?v=9t4FgmaKOy8

Infine, un perfetto - almeno a me - sconosciuto si immagina canzoni di auguri interpretate da diversi cantautori italiani, risultandomi assai simpatico!
Qui il link: http://www.youtube.com/watch?v=K0xCYC34oN0

Cambiando tema, non posso esimermi dal riportare il seguente pezzo d'autore...e che autore: Little Tony. Trattengo a fatica ogni commento!
Qui il link: http://www.danacol.it/ltony/default.aspx

Infine, consueto appuntamento sportivo: questa è la volta del curling, uno sport spettacolare ingiustamente dimenticato...
Qui il link: http://www.youtube.com/watch?v=-vpfUOQKbLA

Buona domenica a tutti!
Gigi

lunedì 16 febbraio 2009

Sunday Videos #3

Ciao a tutti,

ecco di nuovo su questi schermi la settimanale rubrica "Sunday Videos", puntuale come un orologio svizzero.

A proposito di Svizzera...

Il primo video che vi sottopongo credo possa entrare nel Guinness dei Primati del Kitsch.
I baffi, il ghigno, la voce, i pantaloni di pelle, i buffi passi di danza, la stessa musica... non esistono le parole per descrivere tutto ciò.
Non posso fare altro che lasciarvi il link: http://www.youtube.com/watch?v=dHxqnRg29PY&feature=related

Se il primo video riesce nell'impresa di toccare insieme, con un solo abbraccio, le vette e gli abissi del bello e del brutto della sfizera ferte, il seguente - uno Jodler - ce ne offre un quadretto più tradizionale e molto simpatico.
Qui il link: http://www.youtube.com/watch?v=_rljMkvjg7I

I patiti degli sport "estremi" apprezzeranno il mago delle freccette...certo meno movimentato del ping pong e meno freestyler del biliardista, ma pur sempre il primo a chiudere una partita perfetta in TV.
Qui il link: http://www.youtube.com/watch?v=JjCNiMHTm84&feature=related

E per stasera è tutto, anche perché è passata nel frattempo mezzanotte e oggi la mia giornata londinese mi ha fatto camminare assai!

Un abbraccio,
Gigi

sabato 14 febbraio 2009

Note folkloristiche - parte seconda

Certo che gli inglesi in fin de' conti so' ggente strana, cc'hanno le strade larghe larghe e le chiamano stritt, li torpedoni alti alti e li chiamano bbass, e le femmene le chiamano uommene (Antonio de' Curtis)

Le stranezze dei britannici non si fermano a questa pur geniale istantanea del Principe della risata.
L'altro giorno ho scoperto che qui le scuole private si chiamano 'public schools'...

Un'altra settimana è passata, ricca di incontri piacevoli e interessanti - accademici o meno.
Prima o poi vi racconterò qualche dettaglio della bella rete di conoscenze che si sta formando attorno al sottoscritto in quel di Oxford, dei miei mates di language swap, degli incontri (pseudo-para-) intellettuali, and so on.

Oggi ho deciso di offrirvi ancora un saggio di inglesitudine bizzarra.
Se ne parlava stasera con Simona, una mia coinquilina italiana qui per un master: dopo una prima reazione di stupore di fronte ai comportamenti degli inglesi, si prova presto una sensazione di straniamento che può portare a due esiti. O un atteggiamento decisamente simpatetico, o un risoluto rigetto.
Io mi scopro giorno dopo giorno piuttosto ben disposto e divertito nei confronti della loro forma mentis.

Ecco qualche osservazione puntigliosamente registrata questa settimana.

Ordine pubblico ed educazione

Il filmato di Gioele Dix che ho postato tre domeniche fa - vola il tempo... - fotografava con efficacia la mania inglese di usare in ogni contesto la parola please. Un discorso analogo si può fare a proposito del loro vezzo nel chiedere sorry per qualsiasi cosa, anche quando si è nel giusto.
L'altro giorno un signore è sceso dal bus e ha calpestato maldestramente il piede di un passante. Il primo, colpevolmente, ha rivolto il suo sorry al malcapitato. Quest'ultimo gli ha risposto a tono con un sorry che nel più educato degli italiani sarebbe equivalso a una interiezione decisamente censurabile...

Quello che non smette di stupirmi qui a Oxford è la presenza muscolare delle forze dell'ordine. Non c'è ora del giorno in cui non si senta strillare una sirena della Polizia.
Considerato che la cittadina conta 120.000 abitanti, ma che nella zona da me frequentata non ce ne saranno più di 30.000, non posso che pensare che si tratti di un uso popolare, una tradizione antica e puntuale come il rito del tea...

Sarà per questo forse che a Oxford viene girata una serie poliziesca di successo, Inspector Morse. Ogni volta che vedo i cofanetti dei DVD da Blackwell's non posso che associare il pallido sosia di Barnaby alla signora Jessica Fletcher. Già, in fondo la piccola Cape Coad non sarà tanto più grande del centro di Oxford, sotto le cui guglie l'ispettore Morse si adopera per scovare i colpevoli dei crimini più efferati. Immagino che, come nel caso della Signora in Giallo, gli abitanti di Oxford facciano gli scongiuri ogni volta che si imabttono nel puntuale ispettore... Il tasso di criminalità di Oxford probabilmente supera quello di Cinisi...

La Polizia inglese. Ho già accennato alle pattuglie di poliziotti in bici appostati dietro gli angoli per lanciarsi all'inseguimento di ciclisti irregolari (non forniti, cioè, di luci e altri ammennicoli).

Non posso qui tacere quanto accaduto a due amici polacchi di Simona. I disgraziati, residenti e lavoratori a Oxford, hanno pensato bene di passare un mese di ferie in Tailandia. Al loro ritorno constatano con dolore e sconcerto che la loro auto è sparita. Non ve n'è più traccia alcuna. I poveri giovani lavoratori polacchi si mettono il cuore in pace e iniziano a guardarsi attorno in cerca di una vettura usata da comprare.
Pochi giorni dopo ricevono una lettera dalla Polizia, che li rende al corrente del fatto che la loro auto - passate due settimane dal sequesto con il carroattrezzi, giustificato dalla mancata esposizione di un bollino obbligatorio - era stata distrutta dallo sfasciacarrozze del dipartimento di Polizia.
Ripeto, se non fossi stato chiaro: sono stati via un mese; lasciano l'auto posteggiata davanti a casa; non si sono ricordati di pagare una tasse e esporre il relativo bollino; tornano e non trovano l'auto; scoprono che la Polizia ha sequestrato la stessa ma che, dopo due settimane, l'ha distrutta. Rischiando di essere pedanti, preciso: dopo due settimane, non li hanno avvisati di andare a recuperarla e pagare una salata multa...L'hanno distrutta.

E che dire delle mie esperienze in Posta. Ho dovuto mandare due lettere in Italia. Le Poste inglesi, come le italiane, offrono diversi servizi, anche bancari. Bisogna capire bene allora a quale mandria di persone accodarsi. La mia fila dura almeno una decina di minuti. Davanti a me due ragazzi, e subito oltre un anziano signore, appoggiato a un bastone e dal passo incerto. La fila è rallentata da un signore ancora più anziano che rimbrotta l'impiegato, lamentando qualcosa circa due schedine del Bingo(u). Durante l'estenuante attesa, l'anziano signore appoggiato al bastone scorge qualche prodotto in bella vista su un espositore parallelo alla fila, a un solo passo da lui. Esce dunque dalla fila per dare un'occhiata e risolve per prenderlo. Ritorna sui suoi passi, quand'ecco che un'odiosa impiegata grassoccia gli intima con fermezza che rasenta la violenza di tornare in fondo alla fila perché ne è uscito e ha perso ogni diritto precedentemente acquisito. Personalmente, avrei voluto insorgere e dirne quattro (in italiano; in inglese non so dirne più di due...) alla sgradevole zittellona. Mi sono trattenuto, però, perché la mia missiva era urgente, il mio tempo poco, e non volevo perdere la mia priorità in fila...

I ragazzi polacchi cui ho già fatto cenno - e che non conosco... - ne hanno passata un'altra. Per due sere di fila, la ragazza e una sua amica (rispettivamente 31 e 26 anni) hanno ricevuto la richiesta del barista di un pub di mostrare il documento di identità per appurare il loro diritto a ordinare dell'alcool. Entrambe le volte si sono sentite dire che il documento polacco non è considerabile valido e sono state invitate ad allontanarsi dal locale. La seconda volta, il marito della 31enne - che ancora stava pensando...non tanto all'auto, immagino, quanto ai suoi cd preferiti in essa contenuti - ha deciso di chiamare la Polizia e denunciare l'accaduto. Qui in UK, infatti, il codice prevede il reato di racist discrimination.

Concludo il post con una nota più accademica e polverosa.
Sto seguendo diversi seminari, oltre a perdere diottrie su libri e manoscritti.
La cosa interessante di ogni seminario, quanto al costume locale, è che se ne avverte un carattere, uno stile, uno spirito distintivo.
Il seminario di Storia Medievale si tiene nel bellissimo All Soul's College. Qui ci si riunisce in una elegante sala moderna, la Wharton Hall, con un caminetto dominato dal ritratto del Prof. Wharton, già luminare del college in qualche dimenticata disciplina.
Quello di Inglese Medievale ha luogo in una modernissima e anonima struttura della Facoltà. La stanza è asettica e assai poco confortevole. Ben più simpatico è invece il fatto che, al termine del dibattito (molto breve, invero), la serata termina con wineries copiosamente offerte al piano superiore...
Il top però è il seminario di Teologia e Storia Medievali, ospitato dal mirabilante Merton College (il quarto più antico di Oxford, dove ha studiato filosofia Wyclif). Qui ci si riunisce nella splendida Breakfast Room e all'arrivo si riceve gentilmente dalle mani del docente ospite una tazza - in porcellana blu e bianca - di ottimo earl grey. Ognuno si tiene la propria tazza di fianco al block-notes e sembra di essere al club di Fogg ne "Il giro del mondo in 80 giorni".

Per ora è tutto!
Vi mando un abbraccio da un'Inghilterra finalmente baciata dal sole.
Gigi

domenica 8 febbraio 2009

Sunday Videos #2

Carissimi,

come promesso, ecco di nuovo una piccola selezione di video spassosi per un po' di sano relax domenicale.

La settimana è stata densa, infatti: il viaggio in auto da Milano assai impegnativo, il rientro qui molto produttivo e al contempo molto piacevole, nonostante la reazione impanicata - assai divertente, a ben vedere - dei britannici per poco più di dieci centimetri di neve.

Mercoledì mattina, sotto una lieve nevicata, la città era silenziosissima e non c'era quasi nessuno per strada. I pochi erano impegnati a fotografare le guglie innevate o, altrettanto spesso, a lanciare palle di neve.

Gli inglesi si sono rivelati dei gran giocherelloni!
Gli autisti dei bus in pausa hanno improvvisato in pieno centro una battaglia, trincerandosi dietro le auto e spesso colpendo i passanti.
Alcuni studenti si sono nascosti dietro i merli dei loro colleges, aspettando l'occasione propizia per scaricare sulle teste dei passanti ignari massicce dosi di neve!
Pupazzi sono sorti un po' ovunque.

Il sistema dei trasporti ha subito notevoli disturbi: non tanto in Oxford, dove le strade e i marciapiedi vengono puliti continuamente; piuttosto, in direzione di Londra, quasi impossibile da raggiungere a causa della pessima viabilità.
Un amico di amici ha impiegato 13 ore per raggiungere Oxford da Gatwick.
Un ragazzo che ho conosciuto ieri sera ha rinunciato ad andare a una conferenza a Londra e a metà strada ha cambiato bus ed è tornato indietro. Nella cittadina dove è sceso si è imbattuto in due persone che si aggiravano con gli sci di fondo ai piedi...

Ma bando alle ciancie!
La ricerca dei video non è stata semplice: avrei voluto farvi vedere due pubblicità progresso che vengono spesso trasmesse dalle emittenti inglesi.
Nonostante le lunghe ricerche, tuttavia, non sono ancora stato in grado di trovarle: una è contro l'abuso di alcool, l'altra contro il crescente abbandono degli studi universitari.
Ma non mi do per vinto e chissà che non mi riesca per la prossima settimana: sono davvero notevoli!

La ricerca però non è stata infruttuosa: inizio, dunque, a presentarvi altre due pubblicità progresso inglesi.

La prima fa parte dell'insistente campagna televisiva contro il consumo di tabacco, che qui, nonostante le sigarette siano notoriamente molto care, è decisamente diffuso.
La trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=-GfyKfcijDA

La seconda è un buon esempio di pubblicità progresso inglese rivolta contro l'uso di cocaina (e al contempo a favore della protezione degli animali).
La trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=5bdwTnf8UX4

Indugiando sulle pubblicità, per un qualche strano collegamento sinaptico sono andato a cascare sui vecchi filmati di Guzzanti nelle vesti di Vulvia, l'impacciata annunciatrice di Rieduchescional Ciannel! Ce ne sono diversi online, tutti davvero spassosi.
Ne trovate qui uno, per incominciare: http://www.youtube.com/watch?v=j0Gx0eCJoWU

Non poteva mancare anche questa settimana un appuntamento musicale. Questa volta è il turno del Duetto buffo di due gatti di Rossini, nell'interpretazione di Monserrat Caballé e Monserrat Marti.
Lo trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=0jsqnnIzohA

Infine, alla luce dell'enorme successo riscontrato dal precedente video sportivo (il mago del biliardo), torno sul tema delle spectacular sport skills con il seguente "balletto" di due maghi del ping pong.
Lo trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=vtouua5mktc

Un abbraccio e a presto per aggiornamenti.
Buona domenica!
Gigi

p.s.
Nella sezione foto, un nuovo album contenente alcuni scatti della neve a Oxford. Purtroppo la luce era terribile. Ma mi sono inerpicato in cima al campanile di St Mary's Church, su High St, per immortalare la città dall'alto!

martedì 3 febbraio 2009

Note folkloristiche - parte prima

Carissimi,

sono di ritorno in Inghilterra, dopo una brevissima - ma molto piacevole - parentesi meneghina.

Ieri sono ripartito in auto e ho attraversato un'Europa nevosa (fino al Gottardo) e poi a tratti piovigginosa (fino a Bruges), mentre la bufura di neve imperversava sulla testa della Regina Elisabetta e bloccava scuole e mezzi di comunicazione.

Ora sono sul traghetto e il cielo è terso, ma a partire da stesera alle 21 è prevista di nuovo neve, sicuramente a Oxford. E così nei prossimi giorni. Spero che abbiano pulito per bene le strade, perché non vedo l'ora di scaricare l'auto e rimettermi in pista.

Sulla via del ritorno, penso alle belle due settimane che vi ho già trascorso, alle tante persone - simpatiche e in gamba - che ho conosciuto ai seminari, in biblioteca, e in altre occasioni molto più gioviali. Sono state due settimane ben oltre ogni più rosea previsione. Più avanti vi racconterò qualcosa dei miei contatti qui, accademici e non.

Ma tornando nella Perfida Albione, la mente va anche alle tante stranezze in cui mi imbatto ogni giorno. E visto che ho tante volte annunciato un post dal tema Ils sont fous ces Bretons!, inizio a fornirvi qualche nota folkloristica raccolta in questo primo periodo.
Ne seguiranno altre, senz'altro più succulente, perché l'occhio italico non si abitua al contesto inglese, ma quotidianamente si aguzza (non per suo merito, ma per le incalcolabili bizzarrie di quei simpatici barbari).

Ecco, dunque, alcune prime osservazioni.

In bicicletta
:

I sudditi di Sua Maestà non circolano in bicicletta come tutti i comuni mortali.
Innanzitutto e per definizione "sfrecciano": bambini, studenti, universitari, adulti, anziani, donne e uomini, tutti si lanciano all'impazzata sulle piste ciclabili.
E' facile riconoscere gli inglesi: sono quelli che superano gli altri ciclisti - e che, quindi, spesso ti superano.

Individuare gli inglesi è facile anche per un secondo, ma non secondario, indizio: l'abbigliamento.
Gli europei continentali o gli stranieri di altre parti del mondo si aggirano per Oxford ben bardati.
Gli inglesi si muovono alle 9 di mattina, a 50 all'ora in bici, con un semplice golf, possibilmente a V, senza sciarpa, senza guanti, senza cappello. Le ragazze, in bici o a piedi, se c'è un solo timido raggio di sole, girano in maglietta e - spesso - senza calze.
Se dunque la mattina ti supera un tizio in maglietta o con un abbigliamento che noi sfoggeremmo a settembre, è un inglese.

Infine, la sera gli inglesi in bici danno il meglio di sè. Il loro mezzo deve essere provvisto - per legge - di luci anteriori e posteriori lampeggianti.
Ho dovuto provvedere anch'io, dopo aver assistito più volte all'intervento di pattuglie di poliziotti in bici - appostate dietro gli angoli, per lanciarsi in un furioso inseguimento - per multare qualche improvvido ciclista senza luci.
Ma il loro standard di sicurezza è molto alto e allora tutelano la propria incolumintà indossando giacche o gilet gialli fosforescenti e stringendo i pantaloni alle caviglie con bande catarinfrangenti (in alternativa i pantaloni sono infilati dentro le calze, onde evitare che il grasso del mozzo e della catena li lordino).
Quindi la sera se un albero di Natale di supera a 50 all'ora, è un inglese.

In biblioteca
:

Per noi tutti è assolutamente naturale entrare in biblioteca e appoggiare il nostro zaino per terra. In questo gli inglesi sono bravi ragazzi come noi.
Decisamente insolito è piuttosto il loro costume di togliersi la giacca (quei pochi che la portano) e mettere per terra pure quella sulla moquette di rito o, in ogni modo...per terra!

E ok, molti di noi hanno visto spesso compagni e colleghi togliersi le scarpe sotto i banchi di un aula o i tavoli di una biblioteca.
Ecco, fatico invece ad abituarmi agli inglesi che si tolgono le scarpe e si mettono le pantofole (o le Crocks).
Che dire poi del fatto che, mezze desnude come ho detto, diverse ragazze estraggano dallo zaino una graziosa coperta da mettersi sulla gambe?

Per strada:

Camminare per le vie del mio quartiere è piacevole. Abito in una zona popolare e studentesca. Ogni negozio è un angolo di mondo: sfidano il Tesco e la Coop una miriade di alimentari polacchi, pakistani, indiani, bangladeshiani, italiani; chiesette di ogni confessione si alternano alla scuola coranica. Studenti di ogni parte del mondo fa la fila insieme agli immigrati del Commonwealth.
Non mancano però alcune stranezze...

Innanzitutto, passeggiando con le mani in tasca, in pace con se stessi, si rimane stupiti di incontrare dei minacciosi cartelli gialli che rappresentano un poliziotto con tanto di manganello, con alle spalle un gruppo nutrito di civili e la scritta Neighborhood Vigilance. We are watching you, o qualcosa del genere...
Non mi è chiaro se ci siano delle vere e proprie ronde, oppure se i vicini dai loro Bowindo siano autorizzati - e io per primo - a farmi gli affari degli altri.

Inoltre, per strada si incontrano alcune figure leggendarie. L'uomo che per ora chiamerò solamente Colui-che-abita-in-fondo-all'orto, ad esempio, ha efficacemente ribattezzato una di queste, con il nome "L'uomo che fluttua". Si tratta di un quarantenne di colore, dai capelli ricci e molto gonfi, pancione, che si aggira tutto il giorno con vestiti semi-laceri per la via, senza far niente. E' uno dei tanti titolari di un sussidio di disoccupazione introdotto dai governi Blair.
Tali sussidi, data la contrazione degli stipendi, hanno retto e si sono rivelati quasi appetibili per le classi sociali basse. L'uomo che fluttua, dunque, non ha praticamente più interesse a cercare un lavoro, almeno finché non percepirà il sussidio. E lui, insieme a molti suoi compari, fluttua placido giorno e notte per le vie.

Infine, val la pena parlare delle serate dei supereroi.
Già perché quelle menti degli studenti di qui, il sabato sera non vanno semplicemente fuori a ubriacarsi di brutto (cosa che pure fanno). Ma spesso si travestono.
Giovedì scorso sono uscito con l'uomo che per ora chiamerò Colui-che-abita-in-fondo-all'orto, per prenderci una birra (io, lui è astemio). Dopo pochi passi abbiamo incontrato Capitan America. Ho sentito altri racconti di queste bravate.
Non vanno a feste in maschera, ben inteso. Semplicemente vanno in un pub vestiti da supereroi (o altro), in mezzo alla gente "normale".
E ci è andata bene: qualche tempo fa nel pub in fondo alla via pare che ci fossero ragazzi e ragazze ubriachi che ballavano nudi sui tavoli del giardino per fumatori, che dà sulla strada. Specificare che c'erano 2 gradi sembrerebbe forse giustificare la cosa in altre condizioni meteo!
Un amico che ora studia a Bristol mi ha confermato che le notti brave finiscono presto in versione naked.

Per ora è tutto.
Alla prossima!
Gigi

p.s.
Per ovvi motivi logistici domenica scorsa è saltata la rubrica settimanale Sunday Videos. Ci scusiamo per il disagio. Domenica prossima si riprenderà regolarmente a trasmettere su queste onde.

domenica 25 gennaio 2009

Sunday Videos #1

Carissimi,

in questi giorni di intensa attività neuronale, non solo mi sono venute grandi idee (...), ma soprattutto ho cercato di procurarmi occasioni di ristoro per la mia testa non avvezza a tali ritmi di lavoro!

Frutto del cocktail di grandi idee e ricerca di sollazzo è la decisione di inaugurare una rubrica settimanale dal titolo Sunday Videos. Scelta generosa, la mia, che comporterà - come potete ben immaginare - una faticossissima selezione del materiale durante tutta la settimana. Ma per voi questo e altro.

Al fine di farvi subito affezionare alla gaia ricorrenza, quest'oggi vi offro tre succulenti filmati.

Il primo è un capolavoro di di Gioele Dix, indicatomi in questi giorni da colui che per ora chiamerò L'uomo che abita in fondo all'orto.
Si tratta di un pezzo di bravura di una decina di minuti, nel quale Dix legge, interpreta e sublima il cartello quadrilingue affisso sui finestrini dei treni. Un pezzo davvero ben riuscito, nel quale Dix ricorda il Gassman lettore delle bollette della Sip.
Qui il link: http://it.youtube.com/watch?v=TJzVX3CZ2XI

Il secondo filmato riprende il mitico complesso dei King's Singers, intenti nel eseguire a cappella l'Ouverture del Barbiere di Siviglia. Tra eccezionali doti canore e humor a tratti irresistibile!
Qui il link: http://it.youtube.com/watch?v=Oio1G-7aopo

Terzo e ultimo filmato per gli amanti delle imprese più ardite: il sedicente mago del biliardo all'opera.
Qui il link: http://it.youtube.com/watch?v=3dLoKmabpwA

E con questo è tutto.
Buona domenica e a presto!
Gigi

venerdì 23 gennaio 2009

Glocalism

Mentre tutto il mondo guarda da qualche settimana con preoccupazione - o con disarmante rassegnazione - alle tormentate vicende della Striscia di Gaza, anche qui a Oxford studenti, studiosi, docenti e gente comune scendono in piazza per protestare.

Sabato scorso, 17 gennaio, circa mille persone si sono mobilitate per protestare contro il Governo Israeliano. La marcia è stata organizzata dal gruppo "Palestine Solidarity Campaign - Oxford" e ha preso le mosse da Broad St, su cui si affacciano alcuni tra i più prestigiosi Colleges e la Bodleian Library.

Il momento più intenso della giornata è stato raggiunto quando la parola è stata presa da Avi Shlaim, membro della British Academy e docente oxoniense di Relazioni Internazionali. L'accademico, che negli anni '60 ha prestato servizio militare nell'IDF (Israeli Defence Force), ha richiamato l'attenzione dei manifestanti circa "la massiccia campagna di disinformazione" che accompagna, a sua detta, la maggior parte delle rivendicazioni israeliane nei confronti dei Palestinesi.

A suo avviso, è falso che siano stati i Palestinesi a rompere il cessate-il-fuoco ed è invece evidente che Isreale mente quando afferma di intervenire militarmente solo in difesa della sicurezza dei propri cittadini. Ha infine pregato la folla di persistere nelle attività di protesta e sensibilizzazione.

E così è stato. Ieri, a partire da mezzogiorno, alcuni studenti di varia età hanno occupato il Clarendon Building, l'edificio della Bodleian Library che si affaccia su Broad St e che accoglie gli uffici amministrativi e l'admission office. Per tutta la giornata, sotto la vigile osservanza di numerosi Bobbies, i manifestanti hanno urlato i loro slogan "Stop the siege", "Free Palestine" e distribuito volantini.

Tra le loro richieste, lo stanziamento di 5 scholarhips da destinarsi a giovani di Gaza, perché possano compiere gli studi universitari a Oxford, e l'interruzione di una serie di conferenze presso il Balliol College, inaugurate in questi giorni da Shimon Peres.

Osservare qui le manifestazioni di protesta su un tema di rilevanza internazionale mi fa sentire da un lato un cittadino del mondo come tutti, dall'altro doppiamente straniero.

Comune è la volontà di chiarirsi le idee, di manifestare la propria opinione, di dare una voce.

Diversi sono lo stile e le opportunità: gli studenti di qui, quando chiedono il confronto con i propri docenti, si confrontano con alcune tra le più autorevoli voci del dibattito intellettuale contemporaneo.
E a questo si aggiunga anche il fatto che in Inghilterra - nonostante il vento, anzi la bufera, di recessione economica e i travagli politico-culturali - l'integrazione tra i diversi gruppi entici è fortemente radicata, tanto che si fa sul serio della differenza un valore.

Nei volantini, si chiedeva ai cittadini e studenti di partecipare attivamente alla protesta, quali che fossero le loro "races and religions". In Italia un appello del genere puzzerebbe probabilmente di un malcelato (e pericolossissimo) laicismo o di impacciato tentativo di "politically correct".

Qui invece è il dato di fatto di una convivenza feconda, cosa a Oxford ancor più evidente, se si considera che molti studiosi incardinati e la maggior parte degli studenti di dottorato non sono inglesi.

Una nota conclusiva, per dire che tutto il mondo è paese: domenica scorsa ho comprato il "The Sunday Times". Ho deciso, infatti, che la domenica leggerò un giornale locale, per non passare qui quattro mesi accompagnato soltanto dalle notizie di Repubblica.it!

Be', nelle 500 pagine del celebre quotidiano e dei suoi inserti, non una riga era dedicata alle manifestazioni in corso. Mille manifestanti sono poche persone, è vero. Ma Oxford è pur sempre Oxford, anche in Inghilterra! Ma si sa, la storia delle relazioni tra lo Stato britannico e i territori levantini è lunga e complessa...

Questa pagina di cronaca locale-globale mi ha offerto qualche spunto di riflessione: spero anche a voi.

A quanto pare, il folklore dovrà attendere...
Ma sto raccogliendo appunti (e già alcuni collaboratori si sono fatti avanti)!

A presto

sabato 17 gennaio 2009

Spleen sui Concilia di Wilkins

Tanto tuonò che piovve.
Dopo tanta attesa, eccomi di nuovo a Oxford.

Sono qui da soli due giorni, eppure avrei già molto da scrivere a proposito del mio rocambolesco arrivo in ritardo per il maltempo, dei primi contatti con i miei bizzarri coinquilini, dell'immancabile scontro linguistico, del rasserenante Welcome back, Sir dell'incaricata della Biblioteca al rinnovo dei permessi, della lieve febbre che mi rincorre da casa, e in generale del groviglio di pensieri e affetti che ancora gravita su Milano mentre mi muovo con una certa confidenza per le strade e i viottoli di Oxford.

Riporterò invece solo un fatto, che mi ha fatto pensare.

L'indomani del mio arrivo - come per sfogarmi - mi sono messo in pista già di prima mattina. Tornare nella Bodleian Library è stato nuovamente emozionante, nonostante vi abbia trascorso molte ore appena più di un anno fa.

La ricchezza del suo patrimonio librario e la bellezza degli edifici non può che lasciare mozzafiato. Così come incuriosiscono (e un po' inquitano) i volti degli studenti, ma soprattutto degli studiosi e dei docenti che hanno speso qui tanti anni di duro lavoro (ricordate quella frase sulle borse Einaudi circa i lettori-dormienti?).

Ma torniamo a noi. Oltre a studiare per la tesi e a seguire alcuni seminari settimanali, il mio soggiorno inglese mi permetterà di compiere un bel po' di ricerche documentarie che a Milano posso solo sognarmi: devo cercare un po' di titoli che mi sono già segnato nei mesi scorsi, alcuni che non ho trascritto e posso solo provare a ricordare, altri che troverò per caso, passeggiando con le mani in tasca lungo i corridoi delle varie sale.

Ecco, ieri ho dato il via alle mie prime ricerche. La memoria va sicura a ripescare autore e titolo: si tratta di un'opera in più volumi del 1737, i Concilia Magnae Britanniae etc. curati da David Wilkins, che raccoglie bolle ed epistole papali e arcivescovili indirizzate al Regno e alla Chiesa di Inghilterra. Il terzo volume contiene un'epistola di un attivo vescovo dei primi del XV secolo (Th. Arundel) che riporta 267 tesi estratte dalle opere del mio Wyclif e in seguito condannate. Questa lista poi sarebbe finita al Concilio di Costanza, che la discusse, la modificò, ma alla fine - per uno strano caso che la storiografia non ha ancora compreso appieno - non condannò.

Lo so, quello che sto scrivendo annoierà i più (cosa che gioca a favore della vostra salute mentale!), ma...mettetevi nei miei panni: di questa lista io leggo da 5 anni e mi sono sempre chiesto che cosa ci fosse riportato.
Nessun altro testo la riporta.
Gli studi e gli articoli dedicati alle condanne di Wyclif fanno solo riferimento alle pagine, ma non riportano alcun dato...
Insomma, per farla breve: quando estraggo il volume dalla sua mutanda protettiva in cartone provo una profonda emozione. Quando poi, sfogliatolo pazientemente, trovo le pagine, mi sento addirittura un archeologo, uno Schliemann davanti alla maschera di Achille!

Non finisce però qui la storia. Dopo aver individuato la sezione che mi interessa, mi rivolgo alla bibliotecaria per chiedere come posso procurarmi una riproduzione. Scopro così che il testo è troppo vecchio per essere riprodotto, ma che online è disponibile una versione in pdf che riporta le immagini digitali di tutta l'opera.

Mentre mi fornisce tutte le informazioni, non posso che fare
1+1=
ricerca inutile, avrei potuto stamparmelo anche a Milano!

Però.
Però non avrei avuto il piacere di aprire quelle pagine polverose. Ora che ho la mia stampata in saccoccia, le ho solo dato un'occhiata rapida e dovrò ricordarmi di leggerla.
Prima di tornare qui, invece, non vedevo l'ora di avere tra le mani il Wilkins...
E il ragazzo ha fatto il suo dovere!

Vi prometto che non scriverò sempre dei pezzi così, altrimenti rinomino il blog e mi firmo Umberto Eco! Ma, non so perché, di tutte le cose - alcune più serene, altre più burrascose - di questi primi giorni a Oxford, quella cui più tenevo era questa.

Perché non vi preoccupiate, vi annuncio dunque che tra qualche giorno, consolidata la mia presenza qui, scriverò un post sulle mie osservazioni etnico-folkloristiche d'Oltremanica. Ragazzi, sono pazzi questi inglesi!