giovedì 26 febbraio 2009

From the other place!

Cari tutti,

sono arrivato da qualche giorno in the other place, l'espressione molto britannica con la quale gli oxoniensi usano chiamare Cambridge, e viceversa.

Vi scrivo - un po' di straforo - dal computer del figlio della mia landlady di qui. Sono capitato davvero bene: la famiglia, composta solo da loro due, e' molto simpatica, parlano un inglese dall'accento puro ed e' un piacere chiacchierare con loro prima e dopo cena (vale a dire intorno alle 19.00!).

A Cambridge sono venuto per un primo esame autoptico - cosi' si dice - del manoscritto che sto studiando, tra le altre cose, in questo periodo. Il mio breve soggiorno qui e' stato fruttuoso ma molto stancante: la splendida sala in cui studio - che vedete nella foto - e' aperta solo dalle 9 alle 17, e quindi devo sfruttare ogni minuto, senza quasi concedermi requie. Non so infatti quanto sara' facile tornare qui, anche se sono certo che dovro'.

I miei giorni qui sono stati resi piacevoli dalla famiglia ospite, come ho detto, ma anche da altri incontri piu' o meno pianificati. Lunedi' ho visto Benedetta, che avevo conosciuto di sfuggita e che sapevo dottoranda in un college di qui. Me la ricordavo molto simpatica e gentile e cosi' e' stata: con lei ho potuto girare un po' per gli angolini da intenditori di Cambridge, compresa una birra nel pub interno al suo college.

Mi ha raccontato - e cosi' inizio a insirire qualche chicca del folklore locale - che gli studenti e i fellows del suo college, il St John's, possono chiedere la chiave per salire sulla bella e alta torre che sovrasta l'ingresso a uno dei cortili principali (a Oxford si chiamano quads, qui in un altro modo...come tutto!). Una antica regola del college, pero' proibisce ai custodi di consegnare alla fine del trimestre le chiavi agli studenti undergraduates - i nostri triennali -, per evitare che si buttino giu' dalla torre per la disperazione che precede le prove d'esame...

Cambridge e' molto piccola, e mi piace meno di Oxford, anche se i colleges sono bellissimi. Tolta la cerchia centrale, circondata dai bellissimi e verdissimi backs, la citta' sembra sparire nel nulla. Non e' un caso che - e torna il folkloristico duello di Oxbridge - i cantabrigensi chiamino Oxford the town e gli altri chiamino Cambridge the village.

Tutto chiude alle 5, appunto, e mi e' difficile fare due passi e - chesso' - spulciare i libri usati di un secondhand, perche' quando esco dalla biblioteca e' gia' tutto chiuso.

Studio in una biblioteca dall'ingresso ristrettissimo. Quando ho scritto la prima mail per segnalare la mia intenzione di venire una settimana qui, mi hanno risposto dicendomi che avrebbero riservato una sedia per me. Inizialmente, ho pensato di aver capito male l'inglese della archivista. E invece, una volta arrivato ho scoperto che la splendida sala interamente progettata da Ch. Wren, sebbene lunga una ventina di metri, ha solo sei posti a sedere!

Si studia tutto il giorno sotto il vigile sguardo di un bibliotecario. Ieri stavo finendo di controllare alcune righe del mio manoscritto e mancavano cinque minuti alla chiusura, il mio guardiano senza neppure alzare gli occhi dal suo libro e senza quasi muovere la bocca mi ha lasciato intendere: "And so...I'm thinking I'm going home now. And so you...". Messaggio ricevuto.

Gli inglesi hanno due modi per comunicare. O si producono in generose smorfie e aiutano l'interlocutore a immedismarsi nel loro racconto muovendo tutto il corpo (altro che il gesticolare italico). Altrimenti, parlano guardandoti fissamente senza quasi muovere la bocca e lasciando scivolare le parole come inarticolate.

Il mio vicino di tavolo in questi giorni e' un simpatico settantenne con una importante chevaliere (scusate qui non ho gli accenti) al dito. Sembra uscito da una barzelletta (c'erano un italiano, un inglese...): parla come da barzelletta, e' vestito elegantissimo come da barzelletta, e vuole sempre fare dello humor come da barzelletta. Tra una battuta e l'altra ho scoperto che e' un Lord, che ha dovuto cedere recentemente meta' di una sua residenza al National Trust e che un suo antenato e' stato il primo master del Queen's di Oxford.

Nella biblioteca dove studio ci sono molte bacheche contenenti antichi manoscritti o altri volumi di rilievo. Oltre a un manoscritto con l'epistolario paolino datato VIII secolo (!!!) ci sono gli scritti autografi di alcune celebrita' che hanno studiato e/o insegnato al Trinity. Gente come Newton, Byron, Russell, Wittgenstein e...l'inventore di Winnie the Pooh!

Infine, il Trinity ha delle bellissime aiuole tenute maniacalmente. Ieri mi sono stupito di vedere alcune persone camminarci sopra e ho pensato che fosse davvero maleducato, considerando poi che si trattava di adulti e non di mocciosi. Stasera a tavola ho scoperto che a Cambridge sono autorizzati a calpestare l'erba dei colleges soltanto i fellows, quanti cioe' appartengono al corpo docente o di ricerca! Tutti gli altri sono autorizzati a camminare sui greens solo se tenuti per mano dai priviligiati! Pare che chi ha studiato a Cambridge - come il figlio della mia padrona di casa - non riesca, anche in altre citta', a calpestare l'erba, perche' ha un blocco insuperabile...

Direi che per Cambridge puo' bastare.
La nota positiva oltre allo studio e' stata la gastronomia. Qui a casa ho mangiato vero cibo inglese, squisito. I due sono ottimi cuochi e il cibo tradizionale homemade non ha nulla a che vedere con le porcherie che si trovano spesso in giro. Il cibo dei pubs e' buono, ma quello casalingo e' ancora meglio. Martedi' ho cenato benissimo anche in un ristorante, dopo un seminario: e' venuta infatti a parlare una docente che ben conosco da Pavia e mi sono unito alla comitiva.

Un abbraccio e...a domenica!
Gigi

p.s.
Aggiungo la foto una volta a "casa".
p.p.s
Avevo visto a Oxford qualcuno entrare in un bagno e appoggiare per terra zaino e cappotto (sic...!). Ma qui a Cambridge ho visto qualcuno entrare in bagno con un panino in mano...

3 commenti:

  1. Zio Gigi, sono certa che Marta sarà contenta che all'università di Cambridge ci siano scritti autografi dell'inventore di Winnie the Pooh (non mancherò di dirglielo domenica sera).

    Ti propongo un revival, per sentirti un po' a casa:
    [Winnie the Pooh cerca il miele e non lo trova....
    Poi lo trova e se lo mangia]

    Poi... per quanto riguarda le aiuole sono allibita, come pure per il tuo vicino di biblioteca, invece mi ha fatto scompisciare la tua guardia svizzera con il suo I'm thinking I'm going home =)
    Non avevo commentato i piedi nudi in biblioteca l'altra volta, ma il panino in bagno credo che sia insuperabile...

    Che ci dici - visto che siamo in tema - della arcinota pulizia anglosassone, di Manzoniana memoria? (mi è uscita così, prendila com'è venuta...)

    Torna a casa (Lessie) Cioppeles =)=)=)
    Assorrata!

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  2. Aggiungo solo un dettaglio al mio resoconto, gia' lunghissimo.

    Oggi ho scoperto persino l'identita' del mio vicino.
    Si tratta nientepopodimenoche' di Lord Lancaster...!

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