lunedì 29 agosto 2011

Primi passi

Di nuovo a Oxford!

Non appena sceso dal bus che giovedì scorso mi ha portato qui da Heathrow, ho iniziato ad accarezzare il momento in cui avrei redatto il primo resoconto del mio terzo soggiorno a Oxford.
Nei giorni successivi, poi, mi sono sorpreso più di una volta a fantasticare su che cosa avrei raccontato oggi, e spesso, devo ammetterlo, ho avuto il sospetto che avrei preso una deriva sentimentale un po' troppo indigesta!
Le emozioni e il piacere che provo a stare qui - e percorrere in bicicletta l'intricato dedalo di stradine, consultare splendidi manoscritti onusti d'anni e di gloria, trascorrere le sere nei pubs vicino a casa in ottima compagnia e con real ales squisite - ve li lascio solo immaginare.

Tante cose sono cambiate in questi due anni, molte più - mi sembra - di quante non fossero cambiate tra il 2007 e il 2009.
Diversi negozi di Cowley Rd, la via principale che mi conduce ogni mattina nel cuore della città medievale, hanno chiuso i battenti e nuovi li hanno sostituiti, lasciando però sempre immutato il caratteristico e frammentario pastiche multietnico che è il quartiere di Cowley.
Ma anche il centro riserva novità: durante il mio odierno giro di corsa - supercollaudato! -, ho appurato che una splendida libreria di testi usati su High Rd ha lasciato il posto a un insulso negozio di gadgets... Brutta notizia, che si aggiunge alla riorganizzazione del classico reparto second hand di Blackwell's, nel quale non ho trovato più traccia di testi medievali e relativa letteratura critica. Dovrò, allora, andare a pesca di perle nel mare di St Philip's!

La Bodleian Library, invece, è sempre la stessa! Eppure anche qui il tempo ha marciato impavido: l'antiquato e arcigno sguardo vigile dei custodi delle diverse sale di lettura - incaricati di verificare uno a uno i tesserini dei frequentatori - è stato rimpiazzato da un più efficiente, ma meno pittoresco, lettore magnetico. Ancora, il sistema di fotocopie che funzionava a meraviglia - con tessere personali ricaricabili a piacere - ha dovuto cedere il passo a un complicatissimo sistema online con addebito su conto bancario (immagino che qualche smanettone locale abbia ricaricato le tessere delle fotocopie di molti, troppi amici...).

Restando in tema di biblioteche, purtroppo, in questo periodo, non potrò accedere alla meravigliosa Duke Humfrey's, la sala di lettura dei manoscritti e delle collezioni speciali, chiusa per lavori. Sono così costretto a lavorare in una fredda - perché poco accogliente e perché poco riscaldata - sala di consultazione in un edificio diverso da quello principale, vicino al parco universitario.
Nonostante l'ambiente sia poco confortevole, il codice è bellissimo, si legge bene, e ne ho già trascritte diverse colonne!

In questi pochi giorni, però, mi sono anche molto riposato e divertito.
Arrivato giovedì, venerdì ho lavorato, ma da sabato a oggi (lunedì) ho fatto vacanza per via del Bank Holiday.
Così, mi sono concesso una gita a Londra per visitare uno dei grandi musei che mancava al mio appello: la National Portrait Gallery, che sorge proprio dietro la più nota National Gallery.
Mi sono goduto molto questa visita e sono rimasto particolarmente incuriosito da alcuni pezzi (cliccate sui nomi che seguono): John Elliott Burns, Robert Lowe, Ayuba Soleiman Diallo, Sir Francis Drake, William Hogarth, Angelica Kauffmann.

Per finire, una nota aggiuntiva: qui mi sento proprio a 'casa', per strada, in Bodleian e in casa. Ma mi sono sentito ancor più a mio agio grazie alla generosissima ospitalità di Alex, l'amico italiano conosciuto due anni fa, che con Simona, di prossimo arrivo, abita in fondo al giardino di casa. Molti dei miei amici di due anni fa, infatti, sono andati via e avere l'occasione di passare del tempo ancora con alcune persone care rende tutto più piacevole e bello.

Nei prossimi giorni avrò il privilegio di entrare in alcune delle più antiche biblioteche dei colleges, per esaminare alcuni dei manoscritti oggetto della mia missione.
Vi farò sapere!



martedì 23 agosto 2011

Di nuovo Oltremanica, di nuovo su queste pagine

Cari tutti,

in procinto per partire di nuovo per l'amata Oxford per tre settimane di ricerca, mi è stato suggerito di riaprire le pagine di questo diario di viaggio per qualche racconto d'Oltremanica. Una proposta che ho trovato subito convincente!

Manco ormai da un paio d'anni (sia da Oxford, che dal blog) e cercherò di riportare qui le mie impressioni e le mie - piccole - avventure.

Dopodomani si parte, dunque. Oggi si festeggia: sono 29enne!

A presto!

domenica 10 maggio 2009

Sunday Videos - Last Track

Carissimi,

questa è stata la mia ultima domenica inglese.
L'ho passata in compagnia di due amici, compagni di corso della mia flatmate italiana: Matteo, milanese, giovane aspirante giornalista e amante della cultura araba, e anche lui in partenza per l'Italia; Rodrigo, vulcanico libero pensatore brasiliano, con alle spalle studi di economia, teologia e relazioni internazionali (e propositi per un dottorato in filosofia politica dell'Ottocento).

Con l'auto abbiamo raggiunto Dorchester on Thames, un villaggio a venti minuti da Oxford, scoperto due anni fa durante una delle mie scorribande automobilistiche per la campagna inglese. Qui abbiamo "avuto" il Sunday Roast in un pub fondato nel XV secolo, e abbiamo concluso il pranzo con la fumata di un magnifico sigaro cubano "Montecristo", procurato dal saggio Rodrigo.

Poi, dopo aver visitato l'abbazia normanna che sorge nel villaggio, abbiamo contribuito al suo mantenimento prendendo un cream tea con gli scones e custard cream: ogni sabato e ogni domenica, infatti, le signore del posto offrono un tea (dalle 15 alle 17) agli avventori, accompagnandolo con torte e biscotti fatti in casa, ad un prezzo ridicolo e in un piacevolissimo ambiente (noi siamo stati fuori, nel giardino).

Ripresa l'auto, abbiamo raggiunto un sito del National Trust, White Horse Hill. Zona di insediamenti sin dall'età del bronzo, l'area è caratteristica per le alture che si stagliano su un panorama piatto come un tavolo di biliardo. Sull'appendice di una collina, anticamente è stata realizzata la grande sagoma di un cavallo, asportando terra dalla superficie e colmando il solco con grossi sassi bianchi.

Tutta la giornata è stata condita da piacevolissime chiacchierate ad ampio raggio, come si ama fare tra emigrati di origini latine.

Tornato a casa, ho iniziato a fare i bagagli e a pensare a come affrontare il lungo viaggio, avvinto da una catena di pensieri e ricordi bellissimi di questo ricco soggiorno inglese.

I più recenti risalgono a ieri: i miei amici inglesi, Rory e Henry (Tristan è ancora in Italia), mi hanno invitato a fare punting: si tratta di navigare lungo i canali su una sorta di gondola, governata con un lungo palo che va fatto calare sott'acqua per darsi una spinta. Nonostante la mia scarsa attitudine con il mezzo acqueo - per tacere della bizzarria del naviglio - me la sono cavata egregiamente. Dopo mezz'ora di navigata, siamo approdati accanto a un prato e abbiamo preso una birra in un pub. Al nostro ritorno, ci siamo improvvisati in un BBQ e abbiamo concluso la serata guardando Poirot in inglese (lui parla con accento - se è possibile - ancora più ridicolo che nella versione italiana).

Oggi è domenica ed è da tanto che non posto video.
Ne metto uno solo, molto molto bello:
Joao Gilberto

sabato 2 maggio 2009

High Table

Questa la devo proprio raccontare.

Al ritorno da una magnifica e produttiva settimana a Cambridge e dopo tre giorni a Londra con i miei, mi sono risistemato nella mia casetta di Oxford, pronto per affrontare le utlime due settimane inglesi e con il forte proposito di godermele appieno.

Una prima occasione mi è stata offerta dall'invito del mio ospite accademico, Ghosh, a una formal dinner presso il suo college, il Trinity. Questo sorge nel pienissimo centro, a due passi dalla biblioteca Bodleiana dove, da qualche mese a questa parte, trascorro le mie pacifiche giornate di studio. L'invito, molto stringato, recitava: «At 7 sharp, Jacket and Tie».

Poco prima delle sette, nel bagno della Bodleian, faccio il nodo alla cravatta e mi avvio verso il College, lasciando tutte le mie cose sul tavolo; la biblioteca chiude alle 22 a Oxford (quelle dei College sono aperte 24 ore su 24, 7 giorni su 7...) e la cena è alle 7: Avrò tutto il tempo per ritirarle dopo - penso, mentre risalgo Broad Street.

Ghosh mi aspetta puntuale al cancello: oltre all'abito, indossa anche la toga di ordinanza. Con noi c'è un altro dottorando che studia qui a Oxford. Prima di salire nella bella hall, Ghosh ci porta nella Senior Room (un tempo il fumoir, mi spiega) per un bicchiere di sherry. Molto posh!

La hall è gremita di studenti che chiacchierano rumorosamente; in fondo, su una pedana alta una trentina di cenimetri, è l'high table, il tavolo nobile dei fellows e dei loro ospiti. A differenza degli studenti, tutti gli scholars attorno al tavolo stanno in piedi dietro la sedia, e così faccio anch'io. Dopo qualche minuto, sento un forte colpo (scoprirò poi, provocato da un martello di legno): tutti gli studenti si alzano e cala un silenzio irreale. Fa il suo ingresso The President.
Uno studente giovane gli si avvicina e recita una preghiera in latino.

Finalmente ci sediamo! Mi accorgo subito della cura con cui tutto è stato predisposto, a partire dalla mise en place: io siedo alla destra del mio ospite e alla sinistra della moglie spagnola di un docente; mi convinco, a fine serata, di essere di fianco a lei perché siamo gli unici di lingua romanza.

La cena prevede un antipasto, un piatto di pesce, uno di carne e un dessert. Il vino viene servito con sollecitudine dai camerieri. Nel frattempo gli studenti mangiano un piatto unico, molto inglese, e nel giro di mezz'ora hanno finito. La nostra cena è molto più sofisticata e dura un paio d'ore, che scorrono molto piacevoli. D'improvviso, un altro colpo di martello, questa volta sferrato dallo stesso President a tavola, ci impone di alzarci per la recita della preghiera conclusiva. Sono convinto che la cena sia finita e invece i convitati, mentre si sgranchiscono le gambe, camminano ordinatamente - e io con loro - attraverso il quad, il cortile principale, sino a raggiungere una stanza al pianterreno.

Questo nuovo ambiente è molto diverso dal precedente, più spoglio (nella hall eravamo circondati da dipinti secenteschi di regine inglesi e masters del College), e illuminato da candele. La tavola ci accoglie con diversi piatti di frutta e pasticcini. Quattro bottiglie (porto, madera, cognac, vino passito) vengono fatte passare da destra a sinistra dai convenuti, mentre i camerieri non sono più dei nostri. Qui vengo fatto sedere a sinistra del President, mentre alla sua destra l'altro dottorando (probabilmente perché di Oxford). Scopro che il President è l'ex ambasciatore britannico in Italia ed è di madre napoletana. Anche qui, nulla sembra lasciato al caso.

Quando lasciamo la stanza sono le 9.45 e io credo di essere ancora in tempo per recuperare libri e i quaderni in Bodleian. Invece, per mia sorpresa, la maratona continua, perché torniamo nel fumoir già esplorato con Ghosh ore prima. Qui si continua a chiacchierare e a mangiare qualche cioccolatino alla menta, ma soprattutto ad aggravare con preoccupante determinazione il già altissimo tasso alcolico, a botte di whisky e cognac!

Qui, con Ghosh e il collega oxoniense chiacchieriamo a lungo, facendo sia gossip accademico, sia conversazione sui nostri gusti musicali, sia confrontandoci su alcuni temi di attualità diversamente affrontati nei nostri Paesi (Ghosh è indiano, il collega è Sudafricano).

Quando esco dal Trinity, mi rendo conto che il mio soggiorno inglese non sarebbe stato completo senza un'esperienza fuori dal tempo e fuori dal comune come questa! Fortunatamente sono un buon bicchiere, altrimenti non so come avrei fatto ad affrontare la biciclettata dopo la lunga serata alcolica. Mi chiedo anche come possano i locali sopravvivere a tutto ciò, considerate la frequenza delle loro formal dinners, l'età non sempre verdissima, ma anche la qualità del loro lavoro la mattina seguente!

L'epilogo dell'avventura è felice, perché non solo sono arrivato a casa sano e salvo (e ho pure dovuto sforzarmi e continuare a parlare in inglese, perché Simona aveva un'opsite locale), ma il mattino dopo trovo tutte le mie cose sul tavolo, esattamente come le avevo lasciate.

Vi mando un abbraccio e a presto, prima del mio rientro.
Gigi

domenica 19 aprile 2009

Cronache Marziane

Carissimi,

vi scrivo di nuovo dal mio studiolo in 105 St Mary's Rd.
Lo "Stop and Go" di cui ho parlato nello scorso post ha lasciato il segno, un duplice segno: tornare in Italia dopo due mesi e mezzo è stato disorientante, in particolar modo per i ritmi tutti milanesi nei quali sono ripiombato nel giro di poche ore. Ma anche ripartire non è stato semplice e la sensazione non così differente da quella provata non appena trasferitomi qui a metà gennaio: il corpo qui e la testa altrove.

Appena rimesso piede a Oxford ho partecipato a un convegno internazionale di tre giorni: è stata un'esperienza molto interessante, non (sol)tanto per i contanuti (non così vicini ai miei interessi), ma perché non avevo mai assistito a un evento di alto profilo come questo e con ospiti così prestigiosi. Eravamo un centinaio di persone, quasi tutte inglesi o americani, salvo pochi europei continentali: due svizzeri, un finlandese, un danese e io. Il convegno si è svolto in un tipico stile inglese, che non ha risparmiato la "pompa magna" dell'inaugurazione nei prestigiosi locali chiusi al pubblico della Bodleian Library (la Convocation House e la Divinity School, entrambe splendide), ma ha saputo offrire anche spazi e risorse moderni e confortevoli (siamo stati ospiti del St John's College, il più ricco di Oxford).

Due le cose più divertenti del convegno: i luminari che dopo pranzo si addormentano accasciati sulle sedie e talvolta accennano a russare mentre un giovane conferenziere tenta di strapparli - ahilui, con voce troppo melliflua per averla vinta - dalle braccia di Morfeo; e l'anglicissimo rito della reception: trattasi di un'ora - dalle 5.30 alle 6.30 - durante la quale, prima di cena, tutti i convenuti si ammassano in una sala dove vengono loro serviti senza requie bicchieri e bicchieri di scialbo ma pur sempre alcolico vino inglese. Tutto ciò a stomaco vuoto, con effetti immaginabili sul progressivo venir meno della capacità razionali e il contemporaneo aumento dei gradi decibel raggiunti dal vociare del consesso. Quando entriamo nella bella Hall del St John's per mettere qualcosa sotto i denti, metà dei convitati sono già partiti e l'altra metà ha a disposizione tutta la cena per ubriacarsi. Va notato, a onor del vero, che il vino a tavola non è incluso nel prezzo, e quindi di solito si beve con più moderazione e si recupera un po' di senno!

La reception è a ben vedere il motivo principale per cui studiosi da tutto il mondo si sono riuniti in convegno: il motivo è flirtare. Esattamente questo è ciò che avviene attorno a me durante questa interminabile ora, durante la quale io - outsider da tanti punti di vista (linguistico, scientifico, accademico) - osservo con attenzione ciò che mi accade attorno.

Tre i tipi principali di flirt: accademico, editoriale, personale.
Il flirt accademico è delicatissimo, ma va interpretato con la massima disinvoltura. Avviene di solito grazie all'intermediazione di un amico comune, o un protettore, che presenta il giovane studioso o il collega rimasto senza lavoro (o con scarse prospettive) al professorone di turno. Questi può essere interessato a farlo partecipare a un progetto, oppure può fornirgli contatti preziosi o semplicemente ammetterlo nel suo network. Tutto si svolge in modo molto liquido: la gente fa scivolare lo sguardo sui volti di tutti, alla caccia di chi possa intercedere in proprio favore. Talvolta, bisogna ammetterlo, il mediatore si presta all'opra non in modo del tutto disinteressato, ma spinto dal desiderio di flirtare con il giovane/bisognoso anche in un altro senso...!

Il flirt editoriale è più semplice: le receptions sono offerte da alcune case editrici (quella dell'università ospite e quella che pubblicherà gli Atti) e i direttori delle collane sono presenti per fare gli onori di casa. I partecipanti possono dare un'occhiata ai volumi esposti - per la vendita diretta -, possono ordinare volumi per il proprio dipartimento, e possono entrare in contatto con la Casa e magari parlare del proprio lavoro.

Il flirt personale si consuma nel più tradizionale dei modi. Capita spesso che qualcuno resti per una manciata di minuti da solo con il suo bicchiere in mano (o la sua tazza di tea durante le pause mattutine e pomeridiane): ecco che dopo qualche istante giunge il/la interessato/a. Per dover di cronaca, devo ammettere che non ho ricevuto attenzioni, ma meglio così perché il trend generale non rispecchiava i miei orientamenti...

Ora sono in partenza per Cambridge: rassetto un po' la casa e salto in auto.
Al mio ritorno, passerò qualche giorno con i miei a Londra e poi di nuovo qui per le ultime due settimane inglesi. Spero che riuscirò a godermele, a lavorare bene, a divertirmi, e a rallentare i ritmi, perché la pausa milanese è stata frenetica, i tre giorni di convegno intensi, ora corro a Cambridge, e...

Un abbraccio,
Gigi

giovedì 2 aprile 2009

Stop and go

Carissimi,

sabato tornerò in Italia per trascorrere qualche giorno di riposo a casa (e non solo), in compagnia dei miei cari.
La prospettiva, che contempla anche una consistente maratona enogastronomica, mi attrae molto.

Allo stesso tempo, in questi giorni non posso fare a meno di pensare al fatto che, una volta tornato a Oxford, non mi resterà che un mese da spendere qui.
Non è poco, ma sarà difficile pensare allo scorrere inesorabile dei giorni fino a quello in cui dovrò salutare la città che da qualche settimane promette una primavera trionfante, la sua biblioteca che contiene tesori di inestimabile valore, le persone che in questi mesi ho iniziato a conoscere e alle quali mi sono via via affezionato.

Chi ben mi conosce, sa che amo molto alcune piccole abitudini, alcuni riti quotidiani che mi rasserenano molto.
Come quando dopo pranzo i ragazzi che lavorano al Café della libreria Blackwell's non mi chiedono più che cosa desidero, ma mi preparano un Espresso Ristretto ("ristrictou") corredato da quattro gianduiotti.
O come quando il bibliotecario della Duke Humfrey's mi saluta e scrive il mio nome e il mio codice personale sul registro prima che abbia il tempo di mostrargli il tesserino.
Mi piace anche il rito di salutare con un solo cenno del capo tutti i lettori che non conosco, ma con i quali condivido da tre mesi ormai gli stessi ambienti, o i tanti ragazzi che percorrono con me lo stesso itinerario quando vado a correre.

Che dire poi delle risorse preziosissime di qui.
L'altro giorno, tanto per fare un esempio, ho consultato un libro che apparteneva alla biblioteca personale di John Locke.
Qualche mese fa, e questo mi fa ancora più emozionare, ho consultato un manoscritto (contenente La città di Dio di Agostino) con le glosse a margine autografe di Roberto Grossatesta.

In questi mesi, inoltre, ho avuto la fortuna di tessere una rete di relazioni piacevoli, e arricchenti, sin dai primi giorni. Ma già due miei amici sono ripartiti.
Il primo è Alex, che a lungo ho chiamato l'uomo che vive in fondo al giardino: è stato ripescato dalla lista di attesa del Ministero degli Interni ed è tornato a Milano per lavorare, in attesa di ripartire a settembre per iniziare qui un master. Con lui abbiamo fatto tante belle chiacchierate e ho scoperto una marea di cose sulle sotto-culture milanesi e metropolitane in genere.
Poi ieri è partito Tristan, uno dei miei compari di language swap: per una serie di coincidenze (partenze e ritorni di entrambi mal incastrati) probabilmente non riusciremo a rivederci prima della mia definitiva partenza a metà maggio. Con lui, dantista, ho condiviso tante impressioni sull'Italia, l'Inghilterra, l'Europa, la nostra comune - ma così differente - avventura accademica.

Conscio del fatto che quello che ho trovato qui è prezioso, tornerò agguerrito per sfruttare al meglio le mie giornate di studio e godermi appieno il posto, la campagna cirocostante, la mia auto, la birra nei pub, gli amici italiani, internazionali e inglesi che mi sono fatto. Già ho segnalato la mia presenza per un'altra settimana a Cambridge, per consultare ancora il mio manoscritto wycliffita. Prima, parteciperò a un convegno internazionale di altissimo livello.

Sarò contento di tornare a Milano, a casa, e riprendere il corso degli eventi.
Ma sicuro inizierò a coltivare qualche nuovo sogno oxoniense...(e prima ancora londinese, che è già realtà: a giugno parteciperò per una settimana a una Summer School in Paleografia!)

domenica 29 marzo 2009

Sunday Videos #6

Carissimi,

puntuale come il Capodanno, magico come il Natale, variabile come la Pasqua, goloso come il compleanno, per pochi intenditori come l'onomastico, torna l'appuntamento settimanale con i Sunday Videos!

Domenica prossima sarò a Milano, per dare il via - invero dalla sera precedente - a una lunga staffetta eno-gastronomica che mi accompagnerà sino alla ripartenza mercoledì 15. La prospettiva di una parentesi italiana mi mette di buon umore, anche se qui davvero mi sento proprio bene e già peno all'idea di salutare a metà maggio gli amici e di lasciare Oxford nel pieno della primavera.

Mi sento a casa, appunto, e inizio a combinare qualche pasticcio linguistico quando parlo in italiano. Oggi, ad esempio, ero a Cardiff con un amico che fa il dottorato in Irlanda e ho detto «L'altra sera ho avuto cena con...». Un minuto fa ero al telefono con mia madre e le ho detto: «Cardiff attualmente dista da Oxford...». Prima ridendo con i miei vicini italiani per un loro aneddoto ho esclamato «Realmente?!». Spero di non finire come il mio amico Patrick (qui da sette anni, per essere onesti) che di solito il lunedì mi chiede «Il weekend è stato eccitante

In ogni modo, errori di comunicazione capitano a tutti, anche ai migliori.
David Letterman, il famoso showman americano che ha ispirato tanti (primo fra tutti Daniele Luttazzi), tiene il venerdì sera una rubrica chiamata Great Moments in Presidential Speeches. Ovviamente, i picchi toccati dal buon vecchio W. sono solo sfiorati dai suoi predecessori, che però non scherzano! Ecco il link.

La realtà diventa presto finzione, e qualcuno si è fatto prendere la mano, simulando una conversazione tra W. e Condi... Mi ricorda un gioco di parole al centro di una scena del film Rainman, nel quale Dustin Hoffman si chiedeva "Chi gioca in prima base?", e la risposta era che vi giocava un cinese di nome "Chi". Sicuramente in inglese si basava sull'omofonia di "Who" e "Hu". Qui il link.

Infine, restando su temi politici, un piccolo assaggio del "pacato ed educato" dibattito politico britannico, molto simile a una soap opera, con tanto di risate fuori campo... Qui il link.

Chiude la sezione settimanale il consueto appuntamento sportivo. La mia coinquilina polacca mi ha parlato sognante dei successi della sua nazionale di pallamano, sport che - insieme con la pallavolo - spopola dalle sue parti. Ecco il link.

Buona settimana a tutti!!
Gigi

p.s.
Guardate che pubblicità compare su youtube di questi tempi... Link.